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Visualizzazione dei post da 2020

Phil Campbell and the Bastard Sons - We’re the Bastards

I Bastard Sons mi sono simpatici. Sarà perché sono gli eredi legittimi e diretti dei Motörhead, e quindi del Rock'n'Roll, sarà perché sono la famiglia allargata del leggendario Phil Campbell, o semplicemente perché hanno dei buffi faccioni da gallesi. Fatto sta che già dell'album d'esordio avevo parlato piuttosto bene proprio su queste pagine.  Il secondo album però, anche quando si ha un capitano di lungo corso come l'esperto chitarrista, è sempre delicato, un rischio dopo gli esordi che tendono ad essere fondamentalmente adrenalinici per ogni gruppo con un minimo di capacità. Ebbene, sono felice di dire che questo delicato passaggio è stato superato brillantemente. Anzi, dirò di più: se nel primo lavoro si poteva pensare a un semplice prolungamento dei Motörhead senza la semi-divinità Lemmy, ora - passo dopo passo - si cominciano a vedere quelle che sono le caratteristiche peculiari della band.  Le prime note vanno sul sicuro, con la title-track "We're th

AC/DC - PWR/UP

Come si fa a scrivere la recensione di un album degli AC/DC, autentiche divinità della musica Rock? Si tratta sicuramente di un compito arduo, anche perché sul loro stile musicale si è già detto tutto: gli australiani non sono degli innovatori, ma portano avanti con fierezza e coerenza il loro Hard Rock pieno di energia ed entusiasmo. Come fare quindi a commentare un loro disco? Beh, ci si può affidare solamente alle emozioni, che sono poi l'elemento su cui si basa la band. Come non notare, quindi, che alla loro ormai avanzata età gli AC/DC tornino a farsi vivi proprio in questo nefasto 2020? Quasi a voler essere il vero vaccino per combattere la grigia situazione nella quale ci troviamo, quasi a voler abbattere il virus a suon di colpi di chitarra, facendo riverberare elettrici accordi per tutto il globo. "Power Up" è un disco riuscito, che come spesso accade per i dinosauri del Rock che popolano questo pianeta stupisce per la freschezza e la voglia di suonare che traspi

Ace Frehley - Origins Vol. 2

Ace Frehley, come si fa a non volergli bene? Forse la più ribelle figura che sia passata dalla grande armata dei Kiss, un chitarrista spettacolare e divertente che, quando è in forma, riesce sempre a dare una marcia in più ai pezzi che esegue. Proprio per questo, nelle sue mani, un disco fatto di sole cover - solitamente operazione dubbia - risulta assolutamente sensata. Ed è sempre per questo che il primo volume di "Origins" ha avuto un tale successo, ed è ora replicato da un secondo capitolo.  La set list è ovviamente un elenco di grandi classici, tutti pezzi che in qualche modo hanno ispirato il nostro eroe delle sei corde. E così Ace si lancia subito con i Led Zeppelin, eseguendo una gran versione di "Good Times Bad Times". Nel corso del disco la chitarra inserisce venature Rock anche dove nelle versioni originali non c'erano, mentre la voce dà quel suo classico tocco vagamente ipnotico, che rende il musicista riconoscibile anche a chilometri di distanza.  A

Metallica - S&M2

Era il 1999 quando il mondo, non senza stupore, ha scoperto che la musica dei rumorosi Metallica si posa perfettamente con le dolci note create da un'orchestra sinfonica, per la precisione quella di San Francisco, casa dei Four Horsemen. Perché quindi non riprovarci? Perché non regalare nuovamente una serata magica (anzi, due) ai propri fan, sempre nella bella città californiana, magari ri-arrangiando qualche nuova canzone che alla fine dello scorso millennio non era ancora stata composta?  Detto fatto, i Metallica si ripresentano insieme a violini, fiati e quant'altro, anche se il direttore d'orchestra è cambiato: Michael Kamen - scomparso nel 2003 e autore anche di gran parte degli arrangiamenti - viene sostituito da Edwin Outwater. Siccome la band non ha l'abitudine di fare le cose in piccolo, l'evento diventa anche l'inaugurazione ufficiale del nuovo Chase Center, arena da oltre 18'000 posti dedicata in particolare al basket e alla squadra dei Golden Sta

UDO - We Are One

I personaggi mitici all'interno della scena musicale di solito raggiungono tale status per ragioni ben precise: alcuni per la loro coerenza stilistica, altri per la loro originalità. Proprio per questo l'ultima opera del leggendario Udo Dirkschneider rappresenta una vera e propria sorpresa: quando tutti si aspettavano il solito granitico album Metal senza alcun fronzolo, ecco che il cantante dall'ugola gracchiante si presenza in compagnia del Musikkorps Der Bundeswehr, ovvero l'orchestra dell'esercito tedesco. Ora, non so voi, ma io faccio davvero fatica ad immaginarmi qualcosa di più teutonicamente esaltante di Udo che si scatena in un album Metal accompagnato da una banda militare, praticamente il solo pensiero è da pelle d'oca. E, difatti, questo bellicoso connubio funziona alla grande: le parti orchestrali mettono le ali alle composizioni del vocalist, le rendono in qualche modo più facili da ascoltare, senza tuttavia farle divenire eccessivamente melodiche.

Trick or Treat - The Legend Of The XII Saints

Come avrete notato, in questo strano periodo caratterizzato dal coronavirus, anche il blog si è preso una piccola pausa, visto pure un mondo discografico decisamente rallentato a causa della situazione. Per riprendere un po' l'attività, ho deciso di commentare un album uscito un paio di mesi fa e che trovo particolarmente meritevole: "The Legend Of The XII Saints" degli italiani Trick or Treat.  Diciamolo subito: un lavoro del genere non può che risultare esaltante. Era infatti sogno di qualunque metallaro della mia generazione ascoltare un disco Metal ispirato dall'epica saga dei Cavalieri dello Zodiaco, una storia che ha accompagnato la nostra infanzia (e non solo) facendoci sognare di battaglie e scontri fantastici. Se tutto questo, poi, è anche suonato molto bene e con una produzione iper professionale, non possiamo che essere doppiamente felici!  Sono ormai lontanissimi i tempi in cui il gruppo modenese era una semplice cover band degli Helloween, la loro

Joe Satriani - Shapeshifting

Joe Satriani si ripresenta sul mercato discografico, giusto in tempo per darci un po' di sollievo in piena pandemia. Il chitarrista americano è un autentico Maestro del suo strumento e non ha certo bisogno di presentazioni. Tuttavia, ogni tanto fa bene ricordare quanto impressionante sia il suo lavoro: realizzare un intero album, senza l'aiuto di alcuna voce, ma semplicemente facendo cantare la propria sei corde, è una cosa a dir poco fuori dal comune. L'album "Shapeshifting" è stato intitolato così - dichiara lo stesso Joe in diverse interviste - a causa dei numerosi stili che lo compongono. In effetti, senza ancora entrare nel dettaglio delle composizioni, le sensazioni provocare dal disco sono diversificate, una paletta di colori dall'ampiezza davvero notevole. Si può avere così in alcuni momenti un incedere un po' robotico, altre volte un approccio che punta direttamente al groove e in alcuni frangenti persino delle pennellate in stile vintage. Il tu

Nightwish - Human. :II: Nature.

Per una volta comincio la mia recensione dal giudizio: il nuovo album dei Nightwish, "Human. :II: Nature.", non mi è piaciuto. Si tratta forse della prima volta nella ormai piuttosto lunga carriera dei finlandesi che mi trovo di fronte a una delusione. Non si può parlare di disastro, non si può parlare di melodie brutte, ma semplicemente qualcosa non quadra. Ma andiamo con ordine. Il disco si apre timidamente, con un'introduzione che dolcemente ci porta, in perfetta armonia, alle prime note della canzone "Human", un pezzo veramente ben fatto. Una melodia ariosa e trionfale nel perfetto stile Nigthwish degli ultimi lavori ci permette di entrare subito nell'ambientazione giusta. Segue il singolo "Noise", e già qui ci sarebbe da discutere. Se anche in questo caso le note sono armoniose e ben studiate, compare uno sgradevole sapore di già sentito, che trovo decisamente insopportabile se si parla di un singolo che dovrebbe presentare un lavoro inte

Biff Byford - School of Hard Knocks

La bizzarra epoca contraddistinta dal coronavirus che stiamo vivendo porta anche qualche piccolo vantaggio. Ad esempio, se si è costretti a rimanere a casa, cosa c'è di meglio se non scoprire qualche magnifico album musicale?  Meglio ancora se questo album è scritto da una leggenda del Metal come Biff Byford, che decide di prendersi una piccola "vacanza" dagli storici Saxon per comporre un po' di materiale tutto suo. Il risultato, ovviamente, non può che essere ottimo! "School Of Hard Knocks" è un lavoro molto interessante, poiché fa emergere da una parte la volontà della graffiante ugola di allontanarsi un pochino dalle sonorità classicamente Metal a cui ci ha abituato, ma dall'altra mette in luce anche il fatto che per lui, in fondo, allontanarsi troppo dalla musica a lui e a noi cara è fondamentalmente impossibile.  Si parte così con "Welcome to the Show" e la title-track "School of Hard Knocks", che confermano immediatamente

Ozzy - Ordinary Man

Diciamolo, ultimamente il buon vecchio Ozzy ci ha fatto stare davvero in pensiero, fra polmoniti particolarmente aggressive, rovinose cadute e il drammatico annuncio sul morbo di Parkinson. I tour mondiali ormai vengono rinviati da mesi ed erano in tanti a temere il peggio. Ed invece, invece il principe delle tenebre è ancora una volta pronto a stupire e appena uscito dall'ospedale, fra dolori lancinanti ma soprattutto una certa noia, ha deciso di comporre un album. E ovviamente un personaggio come lui non poteva che circondarsi di musicisti di spessore. Alla batteria troviamo ad esempio Chad Smith dei Red Hot Chilli Peppers e al basso Duff McKagan dei Guns N'Roses, senza parlare della clamorosa apparizione di Sir Elton John. Bizzarra invece l'assenza del fido chitarrista Zakk Wylde.  Con tutta questa allegra combriccola, non poteva che nascere qualcosa di interessante, ed in effetti questo "Ordinary Man" ci dà quello che tutti aspettavano: un buon album di sa

Sabaton @Hallenstadion Zurich, 17.01.2020

Il 2019 è terminato con un bel concerto in quel di Berna e il 2020 parte nel migliore dei modi, con l'avvento dei Sabaton e il loro Great Tour in terra zurighese. Il pubblico elvetico accorre numeroso, anche se nel capiente Hallenstadion viene aperta solamente la metà bassa delle tribune, senza tuttavia compromettere l'atmosfera. Ospiti d'eccezione: i finlandesi Apocalyptica.  Apocalyptica Il quartetto di violoncellisti più famoso del panorama Metal appare in una semplice ma elegante scenografia, caratterizzata da uno sfondo interamente composto da un telone/schermo. Le qualità musicali del gruppo sono indubbie, ma fin dalla iniziale "Rise" emerge il problema già evidenziato al momento della pubblicazione degli ultimi singoli: il suono della batteria è fin troppo presente, con il risultato di quasi sovrastare le melodie dei violoncelli.  Il pubblico elvetico reagisce in moto piuttosto freddo e sembra non conoscere la proposta dei musicisti di Helsinki, nemme

Lindemann - F & M

Ahhh quanto amo i momenti in cui il membro di un gruppo ben noto si concede una "vacanza" musicale, dando sfogo al proprio estro sotto forma di lavoro solista. Ebbene, come era già successo una prima volta nel 2015, ecco che il frontman dei Rammstein Till Lindemann (in versione solista semplicemente Lindemann) torna all'attacco con il nuovo album "F & M". Come in occasione della prima uscita, il minaccioso vocalist tedesco è accompagnato da quel genialoide di Peter Tägtgren, che in realtà è molto più che un semplice accompagnatore e si occupa praticamente di tutto, dalla parte strumentale fino ai suoni, passando per il missaggio.  Se i Rammstein sono senza dubbio disturbanti, quando si parla di Lindemann da solo si sfocia nella malattia vera e propria, si precipita in una fanghiglia malsana fatta di perversioni a non finire. Il buon Till non ha più freni e viene accompagnato alla perfezione dal musicista svedese che riesce a far danzare le note con l'i