Passa ai contenuti principali

Ozzy - Ordinary Man

Diciamolo, ultimamente il buon vecchio Ozzy ci ha fatto stare davvero in pensiero, fra polmoniti particolarmente aggressive, rovinose cadute e il drammatico annuncio sul morbo di Parkinson. I tour mondiali ormai vengono rinviati da mesi ed erano in tanti a temere il peggio.

Ed invece, invece il principe delle tenebre è ancora una volta pronto a stupire e appena uscito dall'ospedale, fra dolori lancinanti ma soprattutto una certa noia, ha deciso di comporre un album. E ovviamente un personaggio come lui non poteva che circondarsi di musicisti di spessore. Alla batteria troviamo ad esempio Chad Smith dei Red Hot Chilli Peppers e al basso Duff McKagan dei Guns N'Roses, senza parlare della clamorosa apparizione di Sir Elton John. Bizzarra invece l'assenza del fido chitarrista Zakk Wylde. 

Con tutta questa allegra combriccola, non poteva che nascere qualcosa di interessante, ed in effetti questo "Ordinary Man" ci dà quello che tutti aspettavano: un buon album di sano Heavy Metal. La opener "Straight To Hell" è una dichiarazione d'intenti in questo senso, un pezzo semplice, lineare e pesante, con Ozzy che sembra in forma smagliante. Segue la bella "All My Life", un brano ben bilanciato fra melodia e aggressività.

Certo, come si può immaginare dal modo in cui l'album è nato, tutto sembra scritto un po' "alla buona", come in una sorta di divertimento fra amici. I pezzi non paiono sempre veramente legati fra loro e in un certo senso regna un pochino di confusione. I brani presi singolarmente però danno una certa soddisfazione, come nel caso delle trascinanti e divertenti "Eat Me" o "Scary Little Green Men", con quest'ultima che vi farà saltellare per casa senza possibilità di scampo. 

C'è anche però un secondo volto dell'ultima opera di Ozzy, una certa malinconia e concetti che richiamano continuamente alla fine, che sia quella artistica o quella biologica. Titoli come "Goodbye", "Today is The End" o "Under The Graveyard" fanno sicuramente riflettere, specialmente se si pensa alle condizioni di salute dell'iconico cantante. Proprio "Under The Graveyard" è fra i brani più profondi e riusciti del lotto, tanto da ricordare quasi i Black Sabbath. Un altro momento toccante è sicuramente rappresentato dalla title-track "Ordinary Man", che vede al pianoforte la presenza di Elton John: pura magia. 

L'album termina poi con due pezzi realizzati in collaborazione con il rapper Post Malone, che pur presentando alcuni spunti interessanti sono veramente troppo lontani dalle sonorità che amo per poterli apprezzare. 

La sensazione finale è comunque sicuramente positiva. Anche perché, diciamocelo, come si fa a non voler bene a Ozzy?

VOTO: 8-/10


Commenti

Post popolari in questo blog

Iron Maiden @ Hallenstadion Zurigo, 22.06.2013

Gli anni passano, ma per milioni di persone in tutto il mondo un concerto degli Iron Maiden rimane qualcosa di imperdibile. Non fa eccezione la Svizzera, che anche questa volta riserva un Hallenstadion "sold out" per la Vergine di ferro. Per quel che ci riguarda, siamo costretti ad assitere allo show da una posizione piuttosto defilata; riusciranno i nostri eroi a coinvolgerci nonostante la situazione non ottimale? Voodoo Six A causa di un traffico infernale sulla strada per Zurigo, condito da un numero incredibile di lavori in corso portati avanti simultaneamente, ci perdiamo l'esibizione dei londinesi Voodoo Six. Niente gruppo di spalla quindi, si passa direttamente a Bruce e compagni! Iron Maiden L'Hallenstadion è gremito in ogni ordine di posti e la tensione aumenta nell'attesa della leggendaria band inglese. Come sempre in questi casi, il pubblico è estremamente eterogeneo, con giovani al primo concerto e attempati rocker ad animare l'arena. Tutti s

Phil Campbell and the Bastard Sons - We’re the Bastards

I Bastard Sons mi sono simpatici. Sarà perché sono gli eredi legittimi e diretti dei Motörhead, e quindi del Rock'n'Roll, sarà perché sono la famiglia allargata del leggendario Phil Campbell, o semplicemente perché hanno dei buffi faccioni da gallesi. Fatto sta che già dell'album d'esordio avevo parlato piuttosto bene proprio su queste pagine.  Il secondo album però, anche quando si ha un capitano di lungo corso come l'esperto chitarrista, è sempre delicato, un rischio dopo gli esordi che tendono ad essere fondamentalmente adrenalinici per ogni gruppo con un minimo di capacità. Ebbene, sono felice di dire che questo delicato passaggio è stato superato brillantemente. Anzi, dirò di più: se nel primo lavoro si poteva pensare a un semplice prolungamento dei Motörhead senza la semi-divinità Lemmy, ora - passo dopo passo - si cominciano a vedere quelle che sono le caratteristiche peculiari della band.  Le prime note vanno sul sicuro, con la title-track "We're th

Trick or Treat - The Legend Of The XII Saints

Come avrete notato, in questo strano periodo caratterizzato dal coronavirus, anche il blog si è preso una piccola pausa, visto pure un mondo discografico decisamente rallentato a causa della situazione. Per riprendere un po' l'attività, ho deciso di commentare un album uscito un paio di mesi fa e che trovo particolarmente meritevole: "The Legend Of The XII Saints" degli italiani Trick or Treat.  Diciamolo subito: un lavoro del genere non può che risultare esaltante. Era infatti sogno di qualunque metallaro della mia generazione ascoltare un disco Metal ispirato dall'epica saga dei Cavalieri dello Zodiaco, una storia che ha accompagnato la nostra infanzia (e non solo) facendoci sognare di battaglie e scontri fantastici. Se tutto questo, poi, è anche suonato molto bene e con una produzione iper professionale, non possiamo che essere doppiamente felici!  Sono ormai lontanissimi i tempi in cui il gruppo modenese era una semplice cover band degli Helloween, la loro