Rieccolo, con il suo inconfondibile cilindro, gli occhiali da sole e ovviamente la chitarra elettrica, possibilmente una gloriosa Gibson Les Paul. Slash, dopo aver girato il mondo riempiendo stadi con i suoi Guns N'Roses, ricompare con un nuovo album solista, in compagnia del fido Myles Kennedy dietro al microfono e dei Conspirators.
Se i Guns veleggiano - giustamente - cavalcando l'onda degli inarrivabili successi passati, con i suoi lavori più personali Slash cerca palesemente la freschezza musicale e quella vena di contemporaneità che spesso viene a mancare ai grandi gruppi ricoperti di gloria. La cosa si è dimostrata evidente soprattutto con l'ultimo "World On Fire", un album Hard Rock semplicemente fantastico, e continua con il lavoro appena sfornato, intitolato "Living The Dream".
Anche in questa nuova opera la musica scorre con potenza, ma allo stesso tempo con una certa allegria di fondo, come se fosse la colonna sonora per una festa, o semplicemente per una giornata positiva e piena di energia. Concetti ripresi in moto piuttosto palese anche dalla grafica scelta per la copertina, dove c'è sì un teschio, ma in un contesto coloratissimo, con tanto di cilindro e di smile.
Il brano di apertura, "The Call of The Wild", è semplicemente tipico, con schitarrate passionali e piene di groove che rendono impossibile rimanere fermi. Sarebbe però anche ingiusto dare tutto il merito del successo all'asso delle sei corde: il buon Myles con la sua voce inconfondibile regala infatti quel tocco in più, che tra l'altro dà l'idea di avere a che fare con una band vera e propria, e non con un semplice progetto solista.
I brani che diventano presto indimenticabili sono diversi, dalla seducente "Sugar Cane", fino alla martellante e festaiola "Mind Your Manners" (e anche in questo caso, provate a rimanere fermi), passando da "The Great Pretender", con il suo andamento sinuoso e dal sapore un po' vintage.
Visto che parliamo di un gigante della musica, però, non possiamo nemmeno essere troppo buoni: rispetto all'album precedente, che a mio modesto avviso era infarcito di perle, questo lavoro è globalmente molto godibile ma raggiunge vette forse meno alte, e soprattutto le raggiunge meno di frequente. In generale i ritmi sono poi forse un pelino più lenti, ma questa più che una pecca è una scelta stilistica.
Insomma, non siamo di fronte alla perfezione, ma semplicemente davanti a un album Hard Rock genuino e molto ben riuscito. Se vi piace Slash, con il suo stile caldo, ruvido e senza fissazioni per la tecnica, allora questo disco fa assolutamente per voi.
VOTO: 7/10.
Se i Guns veleggiano - giustamente - cavalcando l'onda degli inarrivabili successi passati, con i suoi lavori più personali Slash cerca palesemente la freschezza musicale e quella vena di contemporaneità che spesso viene a mancare ai grandi gruppi ricoperti di gloria. La cosa si è dimostrata evidente soprattutto con l'ultimo "World On Fire", un album Hard Rock semplicemente fantastico, e continua con il lavoro appena sfornato, intitolato "Living The Dream".
Anche in questa nuova opera la musica scorre con potenza, ma allo stesso tempo con una certa allegria di fondo, come se fosse la colonna sonora per una festa, o semplicemente per una giornata positiva e piena di energia. Concetti ripresi in moto piuttosto palese anche dalla grafica scelta per la copertina, dove c'è sì un teschio, ma in un contesto coloratissimo, con tanto di cilindro e di smile.
Il brano di apertura, "The Call of The Wild", è semplicemente tipico, con schitarrate passionali e piene di groove che rendono impossibile rimanere fermi. Sarebbe però anche ingiusto dare tutto il merito del successo all'asso delle sei corde: il buon Myles con la sua voce inconfondibile regala infatti quel tocco in più, che tra l'altro dà l'idea di avere a che fare con una band vera e propria, e non con un semplice progetto solista.
I brani che diventano presto indimenticabili sono diversi, dalla seducente "Sugar Cane", fino alla martellante e festaiola "Mind Your Manners" (e anche in questo caso, provate a rimanere fermi), passando da "The Great Pretender", con il suo andamento sinuoso e dal sapore un po' vintage.
Visto che parliamo di un gigante della musica, però, non possiamo nemmeno essere troppo buoni: rispetto all'album precedente, che a mio modesto avviso era infarcito di perle, questo lavoro è globalmente molto godibile ma raggiunge vette forse meno alte, e soprattutto le raggiunge meno di frequente. In generale i ritmi sono poi forse un pelino più lenti, ma questa più che una pecca è una scelta stilistica.
Insomma, non siamo di fronte alla perfezione, ma semplicemente davanti a un album Hard Rock genuino e molto ben riuscito. Se vi piace Slash, con il suo stile caldo, ruvido e senza fissazioni per la tecnica, allora questo disco fa assolutamente per voi.
VOTO: 7/10.
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