Passa ai contenuti principali

Foo Fighters @Stade de Suisse, Berna; 13.06.2018

A poca distanza dai festeggiamenti per la vittoria del campionato svizzero di calcio della squadra locale dello Young Boys, lo Stade de Suisse di Berna lascia spazio alla musica, e lo fa nel migliore dei modi, accogliendo i Foo Fighters.

La band capitanata da Dave Grohl torna in Svizzera dopo anni di assenza. L'ultima data elvetica era infatti saltata a causa del noto infortunio alla gamba proprio del musicista di Seattle. L'attesa è quindi molto alta e il pubblico non poteva che rispondere nel migliore dei modi, con la presenza di oltre 30'000 persone letteralmente in fibrillazione. 

Tralascio i gruppi di spalla, vissuti chiacchierando e bevendosi qualche fresca birretta (anche se il cielo grigio e la temperatura bassa non obbligavano per forza a bere in continuazione) e passo direttamente al piatto forte.

Siamo all'aperto e le severe regole della città di Berna impongono di cominciare alle 20:00, per non finire troppo tardi. Quando i Foo Fighters piombano sul palco c'è quindi ancora molta luce. Poco male però, perché la band parte con una tale intensità da spazzare via qualunque dettaglio di questo genere. Le note di "Run", opener dell'ultimo disco, travolgono i presenti facendo subito capire qual è l'attitudine del gruppo: grinta, passione e sudore!

Senza fermarsi vengono eseguite "All My Life", "Learn to Fly" e l'adrenalinica "The Pretender", un autentico tripudio per un inizio davvero difficile da eguagliare: una vera e propria lezione di Rock. Dave Grohl è un autentico animale da palco: urla, corre, incita la folla, che risponde assolutamente presente.

Per una volta va infatti lodato il pubblico elvetico. Gli svizzeri, solitamente molto posati anche durante i concerti più estremi, questa volta si lasciano completamente andare. In tribuna praticamente nessuno rimane seduto e neanche una persona riesce a stare ferma senza ballare o saltare. Gli stessi musicisti sembrano quasi sorpresi dalla reazione della folla e schiacciano ancora di più il piede sull'acceleratore. 

La bella "The Sky is a Neighborhood" - forse il miglior pezzo dell'ultimo album - lascia spazio a un tarantolato assolo di batteria di Taylor Hawkins, letteralmente scatenato dietro alle pelli. Per l'occasione la batteria si solleva grazie a una pedana, che permette a tutti di vedere bene quanto accade. Il palco è tra l'altro relativamente semplice, con una passerella che si fa strada fra il pubblico e uno schermo giante centrale che riprende la forma del rombo presente sull'ultima copertina. 

Dopo alcuni classici come "My Hero" e "These Days", come quasi sempre accade la band si lancia in diversi accenni di cover - uniti alla presentazione dei singoli membri - fra le quali troviamo "Under my Wheels" di Alice Cooper, "It's so Easy" dei Guns'n'Roses e "Blitzkrieg Bop" dei Ramones, per poi concludere con "Under Pressure" dei Queen cantata da Taylor (con Dave alla batteria).

Il gruppo non si risparmia e continua dare il massimo, con Dave Grohl che continua a urlare che un tale pubblico si merita di più e che si fermerà solo quando la polizia glie lo imporrà. Tocca quindi a "La Dee Da", cantata con la cantante dei The Kills Alison Mosshart, seguita da "Breakout". 

Questo mastodontico concerto arriva poi al suo gran finale, con l'esecuzione di "Times Like These", "Best of You" e "Everlong", proprio come all'inizio semplicemente un tripudio! Il pubblico applaude a scena aperta e grida per dimostrare il proprio apprezzamento nei confronti della band, che risponde con altrettanti applausi, stremata da due ore e mezza abbondanti di pura adrenalina. Si conclude così un concerto bellissimo, una lezione di Rock. 






Commenti

Post popolari in questo blog

Iron Maiden @ Hallenstadion Zurigo, 22.06.2013

Gli anni passano, ma per milioni di persone in tutto il mondo un concerto degli Iron Maiden rimane qualcosa di imperdibile. Non fa eccezione la Svizzera, che anche questa volta riserva un Hallenstadion "sold out" per la Vergine di ferro. Per quel che ci riguarda, siamo costretti ad assitere allo show da una posizione piuttosto defilata; riusciranno i nostri eroi a coinvolgerci nonostante la situazione non ottimale? Voodoo Six A causa di un traffico infernale sulla strada per Zurigo, condito da un numero incredibile di lavori in corso portati avanti simultaneamente, ci perdiamo l'esibizione dei londinesi Voodoo Six. Niente gruppo di spalla quindi, si passa direttamente a Bruce e compagni! Iron Maiden L'Hallenstadion è gremito in ogni ordine di posti e la tensione aumenta nell'attesa della leggendaria band inglese. Come sempre in questi casi, il pubblico è estremamente eterogeneo, con giovani al primo concerto e attempati rocker ad animare l'arena. Tutti s

Phil Campbell and the Bastard Sons - We’re the Bastards

I Bastard Sons mi sono simpatici. Sarà perché sono gli eredi legittimi e diretti dei Motörhead, e quindi del Rock'n'Roll, sarà perché sono la famiglia allargata del leggendario Phil Campbell, o semplicemente perché hanno dei buffi faccioni da gallesi. Fatto sta che già dell'album d'esordio avevo parlato piuttosto bene proprio su queste pagine.  Il secondo album però, anche quando si ha un capitano di lungo corso come l'esperto chitarrista, è sempre delicato, un rischio dopo gli esordi che tendono ad essere fondamentalmente adrenalinici per ogni gruppo con un minimo di capacità. Ebbene, sono felice di dire che questo delicato passaggio è stato superato brillantemente. Anzi, dirò di più: se nel primo lavoro si poteva pensare a un semplice prolungamento dei Motörhead senza la semi-divinità Lemmy, ora - passo dopo passo - si cominciano a vedere quelle che sono le caratteristiche peculiari della band.  Le prime note vanno sul sicuro, con la title-track "We're th

Trick or Treat - The Legend Of The XII Saints

Come avrete notato, in questo strano periodo caratterizzato dal coronavirus, anche il blog si è preso una piccola pausa, visto pure un mondo discografico decisamente rallentato a causa della situazione. Per riprendere un po' l'attività, ho deciso di commentare un album uscito un paio di mesi fa e che trovo particolarmente meritevole: "The Legend Of The XII Saints" degli italiani Trick or Treat.  Diciamolo subito: un lavoro del genere non può che risultare esaltante. Era infatti sogno di qualunque metallaro della mia generazione ascoltare un disco Metal ispirato dall'epica saga dei Cavalieri dello Zodiaco, una storia che ha accompagnato la nostra infanzia (e non solo) facendoci sognare di battaglie e scontri fantastici. Se tutto questo, poi, è anche suonato molto bene e con una produzione iper professionale, non possiamo che essere doppiamente felici!  Sono ormai lontanissimi i tempi in cui il gruppo modenese era una semplice cover band degli Helloween, la loro