In lontananza sentiamo una chitarra dal sapore Country, che normalmente ci dovrebbe far pensare ad una desolata landa desertica degli Stati Uniti. Questa volta però, se di Cowboy vogliamo parlare, dobbiamo riferirci a Cowboy spaziali. Già, perché questa chitarra è suonata dai Pain e in breve tempo sprigiona un Riff decisamente Metal, dalle fragranze elettroniche e Industrial.
I Pain - spesso considerati un semplice passatempo di Peter Tägtgren per distrarsi dagli Hypocrisy - hanno sempre amato le tematiche spaziali. Come dimenticare il mitico alieno nel video di "Shut your mouth"? O come non fare caso alla buffa copertina di questo album, chiamato "Coming Home", che raffigura lo stesso Tägtgren vestito da astronauta? La cosa curiosa di questo progetto mi è però sempre sembrata che, pur parlando di spazio siderale e di musica Industrial, le sensazioni emanate siano tutt'altro che fredde. Anzi, ho sempre trovato la musica dei Pain accogliente ed avvolgente, come se stessimo sì parlando di un alieno, ma di un simpatico omino verde nostro vicino di casa.
La chitarra Country citata prima è posta all'inizio di "Designed to Piss You Off", riuscitissimo pezzo d'apertura con un Riff vagamente galoppante e il classico ritornello che ricorderete subito. Una violenta parte di chiattara elettrica introduce poi la bella "Call Me", che si fa notare per la clamorosa apparizione del cantante dei Sabaton Joakim Brodén, che rende il brano subito inconfondibile. Evidentemente il buon Tägtgren è abile nel collaborare con la gente giusta, è infatti ancora fresco il ricordo del trionfale album composto in collaborazione con Till Lindemann.
L'album prosegue con un buon equilibrio fra aggressività e melodia, fra metalliche chitarre e sonorità più elettroniche, che però non risultano mai claustrofobiche o - come già detto - eccessivamente fredde. Canzoni come "A Wannabe" mostrano anche il lato più epico e maestoso della "one man band", ancora una volta con un ritornello impossibile da dimenticare.
Personalmente ho sempre considerato Peter un genio della musica e, nonostante il suo successo, trovo sia comunque ampiamente sottovalutato. Anche questo disco ne è la prova: semplicemente non ci sono pezzi brutti. L'irriverente "Pain in the Ass" viene seguita da "Black Knight Satellite", bellissimo brano dal retrogusto malinconico, per poi arrivare alla perla "Coming Home", un elegante pezzo atmosferico con un bellissimo e arioso ritornello. Notevole anche l'aggressiva "Natural Born Idiot".
Non mi dilungherò oltre, limitandomi a dire che se amate la buona musica, questo è sicuramente un disco che fa per voi.
VOTO: 8+/10
I Pain - spesso considerati un semplice passatempo di Peter Tägtgren per distrarsi dagli Hypocrisy - hanno sempre amato le tematiche spaziali. Come dimenticare il mitico alieno nel video di "Shut your mouth"? O come non fare caso alla buffa copertina di questo album, chiamato "Coming Home", che raffigura lo stesso Tägtgren vestito da astronauta? La cosa curiosa di questo progetto mi è però sempre sembrata che, pur parlando di spazio siderale e di musica Industrial, le sensazioni emanate siano tutt'altro che fredde. Anzi, ho sempre trovato la musica dei Pain accogliente ed avvolgente, come se stessimo sì parlando di un alieno, ma di un simpatico omino verde nostro vicino di casa.
La chitarra Country citata prima è posta all'inizio di "Designed to Piss You Off", riuscitissimo pezzo d'apertura con un Riff vagamente galoppante e il classico ritornello che ricorderete subito. Una violenta parte di chiattara elettrica introduce poi la bella "Call Me", che si fa notare per la clamorosa apparizione del cantante dei Sabaton Joakim Brodén, che rende il brano subito inconfondibile. Evidentemente il buon Tägtgren è abile nel collaborare con la gente giusta, è infatti ancora fresco il ricordo del trionfale album composto in collaborazione con Till Lindemann.
L'album prosegue con un buon equilibrio fra aggressività e melodia, fra metalliche chitarre e sonorità più elettroniche, che però non risultano mai claustrofobiche o - come già detto - eccessivamente fredde. Canzoni come "A Wannabe" mostrano anche il lato più epico e maestoso della "one man band", ancora una volta con un ritornello impossibile da dimenticare.
Personalmente ho sempre considerato Peter un genio della musica e, nonostante il suo successo, trovo sia comunque ampiamente sottovalutato. Anche questo disco ne è la prova: semplicemente non ci sono pezzi brutti. L'irriverente "Pain in the Ass" viene seguita da "Black Knight Satellite", bellissimo brano dal retrogusto malinconico, per poi arrivare alla perla "Coming Home", un elegante pezzo atmosferico con un bellissimo e arioso ritornello. Notevole anche l'aggressiva "Natural Born Idiot".
Non mi dilungherò oltre, limitandomi a dire che se amate la buona musica, questo è sicuramente un disco che fa per voi.
VOTO: 8+/10
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