Il riposo del guerriero. Potrebbe essere questa la frase perfetta per descrivere "Book of Shadows II", il secondo album solista di Zakk Wylde che viene pubblicato a ben 20 anni di distanza dal primo. Già, perché le note di questo lavoro sono molto diverse da quelle che normalmente sentiamo uscire dalla chitarra del barbuto musicista.
L'ascia da guerra, o se volete essere meno astratti la chitarra elettrica, lascia spazio al fioretto, ovvero alla sei corde acustica. L'aggressività viene messa da parte e fa la sua entrata in scena la calma e al posto di scuotere la testa selvaggiamente vi troverete a guardare fuori dalla finestra in modo malinconico.
Questo lato melodico del buon Zakk sorprende fino a un certo punto, visto che il suo amore per il southern rock, per il blues e per le sonorità più visceralmente americane è evidente anche quando compone per i suoi Black Label Society. Questa passione a quanto pare ogni tanto - diciamo almeno ogni 20 anni - sente il bisogno di essere espressa in modo esplicito.
Ed eccoci quindi qua ad ascoltare la bella "Autumn Changes", posta in apertura, e ci immaginiamo Zakk Wylde che crea melodie seduto sulla veranda di casa, oppure attorno al fuoco con gli amici di sempre. Ovviamente le canzoni si presentano in modo un po' più complesso che solo con la chitarra acustica, e la produzione del disco è studiata e ben calibrata. La voce dell'artista americano è più rilassata e tranquilla rispetto alle uscite Metal, e si adegua a tutto il contesto del lavoro.
Il lato negativo del disco è che non ci sono cambi di ritmo e mancano brani che si fanno veramente notare. Certo, il singolo "Sleeping Dogs" è sicuramente pregevole, e anche "Darkest Hour" è da evidenziare. Ma nel globale c'è quasi troppa omogeneità, tanto che non posso negare di aver provato un po' di noia in alcuni passaggi.
Sicuramente è apprezzabile e positivo che un artista esplori tutti i suoi lati, e bisogna dire che l'abilità a livello compositivo - e soprattutto esecutivo, ma questa non è una novità - è innegabile. Tuttavia Zakk il meglio di sé lo dà con un bel chitarrone elettrico in mano, e speriamo che torni quindi presto a farci gioire con la sua ascia da guerra.
VOTO: 6,5/10
L'ascia da guerra, o se volete essere meno astratti la chitarra elettrica, lascia spazio al fioretto, ovvero alla sei corde acustica. L'aggressività viene messa da parte e fa la sua entrata in scena la calma e al posto di scuotere la testa selvaggiamente vi troverete a guardare fuori dalla finestra in modo malinconico.
Questo lato melodico del buon Zakk sorprende fino a un certo punto, visto che il suo amore per il southern rock, per il blues e per le sonorità più visceralmente americane è evidente anche quando compone per i suoi Black Label Society. Questa passione a quanto pare ogni tanto - diciamo almeno ogni 20 anni - sente il bisogno di essere espressa in modo esplicito.
Ed eccoci quindi qua ad ascoltare la bella "Autumn Changes", posta in apertura, e ci immaginiamo Zakk Wylde che crea melodie seduto sulla veranda di casa, oppure attorno al fuoco con gli amici di sempre. Ovviamente le canzoni si presentano in modo un po' più complesso che solo con la chitarra acustica, e la produzione del disco è studiata e ben calibrata. La voce dell'artista americano è più rilassata e tranquilla rispetto alle uscite Metal, e si adegua a tutto il contesto del lavoro.
Il lato negativo del disco è che non ci sono cambi di ritmo e mancano brani che si fanno veramente notare. Certo, il singolo "Sleeping Dogs" è sicuramente pregevole, e anche "Darkest Hour" è da evidenziare. Ma nel globale c'è quasi troppa omogeneità, tanto che non posso negare di aver provato un po' di noia in alcuni passaggi.
Sicuramente è apprezzabile e positivo che un artista esplori tutti i suoi lati, e bisogna dire che l'abilità a livello compositivo - e soprattutto esecutivo, ma questa non è una novità - è innegabile. Tuttavia Zakk il meglio di sé lo dà con un bel chitarrone elettrico in mano, e speriamo che torni quindi presto a farci gioire con la sua ascia da guerra.
VOTO: 6,5/10
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