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Judas Priest + Alice Cooper @Rock the Ring, Hinwil. 21/06/2015

Con l’arrivo dell’estate in Europa spuntano festival musicali in ogni angolo. Non fa eccezione la località di Hinwil, nel canton Zurigo, che organizza un evento di tutto rispetto, chiamato Rock the Ring. Sui diversi giorni in programma, non poteva mancare quello dedicato al Metal classico, con la presenta di mostri sacri come Alice Cooper e Judas Priest!
La location è decisamente comoda: i posteggi sono numerosi e a pochi passi dall’area concerti, che è tappezzata di bancarelle che offrono cibo e bevande di ogni genere, annullando praticamente i tempi di attesa. Presenti in gran numero anche i servizi igienici, un dettaglio che rende sicuramente più gradevole la permanenza nell’area, che presenta una superficie in parte erbosa e in parte asfaltata. Insomma, nonostante il tempo non bellissimo, le premesse sono davvero le migliori per godersi a pieno la musica.

Five Finger Death Punch
A causa del traffico arrivo a Hinwil quando il concerto dei Five Finger Death Punch è già in corso. Il pubblico è numeroso e sembra accogliere abbastanza bene l’emergente band americana, che raccoglie ovazioni soprattutto da parte dei giovanissimi. Da quel che ho potuto vedere la prestazione è convincente, il quintetto si muove sicuro e dimostra di essere ormai a proprio agio sui grandi palchi. Le canzoni sono il classico mix di sfuriate di Metal moderno e passaggi più melodici e strappa lacrime, come tipico di molti gruppi statunitensi. I suoni sono buoni, quindi si può dire che l’esibizione, pur non rimanendo negli annali, è certamente positiva. 

The Boss Hoss
Sorprendentemente tocca ai Boss Hoss fare da spalla ai due gruppi per cui tutti sono venuti qui. La band tedesca suona una sorta di musica country modernizzata, e bisogna ammettere che il risultato è senza dubbio divertente. Fra trombettisti che si muovono in sincrono e continui incitamenti alla folla si crea un vero e proprio ambiente di festa, e i presenti partecipano volentieri con sorrisi stampati sulla faccia. Particolarmente coinvolgente il cantante Boss Burns, che non smette un attimo di aizzare il pubblico. Ad un certo punto si lancia in un spericolato stage diving e si fa trasportare fino alle file più lontane dal palco, con la semplice scusa di voler portare una birra a qualcuno. Ad ogni modo non ci sono solo scenette durante il loro concerto: la musica è infatti suonata bene, e pur essendo piuttosto distante dal genere della giornata, ha sicuramente saputo regalare dei momenti piacevoli.

Alice Cooper
Ora è però giunto il momento di fare sul serio. Il palco viene coperto con un grande telo raffigurante i minacciosi occhi di Alice Cooper. Quando questo viene spostato, la band e già sul palco e suona “Department of Youth”. Il frontmant compare, in mezzo ad una serie di esplosioni, in un completo rosso a righe nere, con in mano una bacchetta che rotea vorticosamente. Non c’è nemmeno tempo per prendere fiato, che subito parte la leggendaria “No More Mr. Nice Guy”, fra le urla del pubblico estasiato. 
Tutta la band ci mette davvero il massimo, e dalle espressioni sembra anche divertirsi molto. I maschietti presenti fanno sicuramente caso all’affascinante bionda chitarrista Nita Strauss, ma quando sul palco c’è Alice Cooper gli altri sono semplicemente delle comparse. Il concerto è un autentico spettacolo, con continui cambi di costume, esplosioni, omicidi (finti ovviamente) e trovate sceniche di vario genere, il tutto mentre vengono eseguiti brani epocali come “I’ll Bite Your Face Off”, “Hey Soopid” o “Welcome to My Nightmare”. Lo storico cantante, oltre a presentarsi con il classico pitone attorno al collo, verrà giustiziato con l’uso di una ghigliottina, per poi ricomparire con la sua stessa testa in mano. Si trasformerà immancabilmente anche in mostro, per l’esecuzione di “Feed My Frankenstein”. Il gran finale è ovviamente affidato a “Poison” e “School’s Out”, per la quale salirà sul palco anche Jason Hook, chitarrista dei Five Finger Death Punch.

Judas Priest
Un’ora di attesa ed è finalmente ora dei Judas Priest, che avvertono i presenti del loro arrivo facendo uscire dalle casse le note di “War Pigs” dei Black Sabbath. La storica formazione britannica parte con “Dragonaut”, tratta dall’ultimo album, seguita dalla classica “Metal Gods”, che subito manda in delirio la folla. La batteria è rialzata e poggia su una pedana ricoperta da schermi, che sono presenti anche sui lati del palco e proiettano immagini che prendono ispirazione dai testi delle canzoni, oltre che le copertine degli album da cui sono tratte. 
I suoni sono potentissimi e le casse toraciche dei presenti vibrano all’inverosimile. Il gruppo è in forma e ha voglia di suonare: in particolare l’ultimo arrivato Richie Faulkner fa di tutto per intrattenere la folla. Sua Maestà Rob Halford sfodera una prestazione sensazionale considerando i suoi 63 anni di età, e non risparmia nemmeno un acuto, reggendo fino alla fine dello spettacolo. Anche nel suo caso ci sono continui cambi di abito, con sgargianti e luccicanti mantelli alternati a giacche di pelle borchiate. 
Il pubblico è talmente coinvolto nel concerto che sembra non accorgersi nemmeno delle gocce di pioggia che cadono, e continua a cantare a squarcia gola, saltando e battendo le mani. I Priest dal canto loro non si fermano un istante, e procedono la loro marcia con precisione chirurgica, ma allo stesso tempo con la violenza di una macchina da guerra. Il gruppo cerca di pescare un po’ da ogni epoca della lunga carriera: così oltre alle nuove “Halls of Valhalla” e “Redeemer fo Souls”, vengono eseguire “Turbo Lover”, “Jawbreaker” e ovviamente “Breaking the Law” e “Hell Bent for Leather”, brani che fanno partire un notevole pogo nelle prime file. 
La band saluta, ma poi torna sul palco sulle note di “Electric Eye”, seguita da “You’ve Got Another Thing Comin’”. Il pubblico continua a urlare, anche se ormai la voce per alcuni se ne sta andando. Per ritenere lo spettacolo davvero completo manca ancora qualcosa, una delle canzoni più belle e più letali mai scritte: Painkiller. Il brano viene eseguito alla grande, con un Halford che canta i devastanti acuti finali in ginocchio, stremato per lo sforzo che chiede alle sue corde vocali. Si tratta di un vero e proprio trionfo. C’è ancora tempo per la godereccia “Living After Midnight”, e poi è tempo di salutarsi davvero e di tornare a casa. Attorno a me vedo gente stordita, felice, alcuni - molti - con le lacrime agli occhi. Il Metal è vivo più che mai. 










Commenti

  1. Orianthi è la chitarrista del vecchio tour. La "bionda" attuale è Nita Strauss. Mauro

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