Ormai quattro anni sono passati dalla scomparsa di una delle più grandi voci che il nostro mondo abbia mai conosciuto. Il 16 maggio 2010 Ronnie James Dio se n’è andato, stroncato da un cancro allo stomaco, lasciando un vuoto incolmabile. Numerosi sono stati gli omaggi in suo ricordo, soprattutto con esecuzioni dal vivo dei suoi brani più famosi. Ma ora i giganti della musica Metal si sono uniti e hanno prodotto un album in suo onore, con le sue canzoni riproposte da gruppi di livello mondiale: Anthrax, Motorhead, Rob Halford, fino ad arrivare ai più noti a livello planetario, i Metallica. Oltre ad avere un valore simbolico e affettivo, l’album è anche utile, poiché i ricavi delle vendite vengono destinate alla “Ronnie James Dio Stand Up and Shout Cancer Fund”, associazione impegnata nella ricerca contro il cancro.
Ad aprire le danze ci pensano gli Anthrax, che propongono una roboante
ed entusiasmante versione di “Neon Knights”, con un Joey Belladonna in grande
spolvero dietro al microfono. Subito dopo non potevano mancare dei grandi amici
di Ronnie, ovvero i Tenacious D dell’attore americano Jack Black, che suonano e
cantano in modo sentitissimo una bella versione di “The Last In Line”, con
tanto di divertente assolo di… flauto! Poi si torna a schiacciare il piede sull’acceleratore,
con gli Adrenaline Mob che si scatenano con una trascinante “The Mob Rules”.
Bella, seppur vocalmente lontana dai
livelli d Dio, anche la versione di “Rainbow In The Dark” proposta da Corey
Taylor (Slipknot), seguita da una aggressiva “Straight Through The Heart” degli
Halestorm e dalla godereccia “Starstruck”, con i Motorhead che sfoggiano un
cantante d’eccezione: Biff Byford dei Saxon.
Il disco entra poi in una fase più introspettiva, con degli
spettacolari Scorpions a suonare una delicatissima “The Temple Of The King”, e
la regina del Metal Doro con la epica “Egypt (The Chains Are On)". Intermezzo
nuovamente aggressivo con “Holy Diver”, personalizzata dai Killswitch Engage
che abilmente evitano di compararsi alla versione originale, ottenendo un buon
risultato. È poi il turno di un mostro
sacro del rock: Glenn Hughes canta una elegante e sinuosa “Catch The Rainbow”,
seguita a ruota da “I”, ben cantata da Oni Logan.
Il mitico Ron Halford offre stranamente una prestazione solo discreta,
e sembra cantare con il freno a mano tirato “Man On The Silver Mountain”. Peccato,
perché qualche scream dei suoi ci sarebbe stato benissimo. Gli
idolatrati Metallica si presentano con un mix di canzoni intitolato “Ronnie
Rising Medley” (che comprende A Light In The Black, Tarot Woman, Stargazer e
Kill The King) che ottiene, assieme al pezzo degli Anthrax, sicuramente il
premio come miglior canzone dell’album. I “Four Horsemen” deliziano gli ascoltatori con un
sound che non si sentiva da tempo, e una freschezza entusiasmante che lascia
ben sperare per il loro futuro. Per concludere non poteva poi mancare la sua
voce, quella di Ronnie James Dio, che mette fine al lavoro con una struggente e
drammatica “This Is Your Life”, ricordando a tutti perché era (ed è) così
amato. Nella versione digitale è poi disponibile anche “Buried Alive” suonata
dai Jasta: esecuzione piuttosto piatta che non aggiunge niente di rilevante al
contenuto.
Ogni
metallaro dovrebbe possedere questo album. Prima di tutto perché apre il cuore
vedere il popolo Metal unito nel ricordare un grande del nostro mondo, e
secondariamente perché tutta questa grandiosità musicale è stata creata per
nobili scopi. Lunga vita al Metal.
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