La seconda giornata del Gods Of Metal alla quale partecipiamo è piuttosto diversa dalla precedente. Prima di tutto il sole questa volta è presente, anche se per fortuna le temperature sono meno mostruose di quanto annunciato, e secondariamente il pubblico - nonostante la euro-sfida calcistica fra Italia e Inghilterra - è molto numeroso. Certo, vi è anche da dire che la maggior parte dei biglietti è stata venduta quando come headliner erano stati annunciati i Black Sabbath, che hanno dovuto rinunciare all'esibizione a causa della malattia che ha colpito Tony Iommi, ma l'aria è comunque elettrica e molti non vedono l'ora di sentire Ozzy accompagnato da qualche amico di vecchia data.
Black Label Society
Sudore, polvere e potenti riff di chitarra. È questo che viene in mente quando si parla dei Black Label Society, la band capitanata dal possente Zakk Wylde. Ed è proprio il barbuto chitarrista a dare fuoco alle polveri, presentandosi con un copricapo da indiano. Eletrizzanti parti di chitarra sommergono velocemente l'arena di Rho facendo la gioia dei presenti. Tutti i membri dei BLS si danno un gran da fare per farsi vedere dal pubblico, ma gli occhi sono solo per lui, Zakk Wylde, che si alterna fra assoli ai limiti del funambolismo e un cantato distorto e ipnotico che conquista tutti. Zakk è il protagonista dicevamo, tanto protagonista da finire con l'esagerare, con un lunghissimo assolo di chitarra in solitaria sul palco che finisce con l'annoiare i più. Nonostante questo tutti continuano ad inneggiare il proprio idolo, visto il grande rispetto che hanno nei suoi confronti. C'è anche da dire che la parentesi non guasta l'esibizione, che continua in modo adrenalinico fino alla sua fine.
Opeth
Gli Opeth suonano musica complessa, con accenni progressive, parti death e folk, con influenze che arrivano fino al Jazz. Un tipo di musica forse eccessivamente ricercata per una realtà come il Gods Of Metal, con un palco gigantesco davanti ad una distesa di centinaia di metri di cemento. Inoltre, il tutto si svolge in pieno giorno, togliendo anche l'oscurità che dona molta atmosfera ad alcuni brani. In effetti il quintetto si presenta con un paio di pezzi lenti e con volumi bassi, che finiscono con l'annoiare i già pochi spettatori presenti nelle prime file. Lo show riprende però di vigore, con i brani più veloci ed aggressivi, accompagnati dal growl di Mikael Akerfeldt, che fra le altre cose si diverte a far fare headbanging ai presenti, senza sottofondo musicale. Il tutto si conclude quindi con un po' di amarezza, consci del fatto che suonare fra due mostri sacri non è sicuramente evidente.
Ozzy & Friends
Un mega schermo appare sullo sfondo del palco. Vengono proiettate immagine storiche, con Ozzy Osbourne alle prese con vecchi video e spezzoni live dei suoi brani migliori. Il risultato è che il pubblico si scalda e comincia a cantare ancor prima che il concerto abbia potuto cominciare. E poi eccolo apparire con un grande sorriso, lui, il principe delle tenebre, che pronunciando la frase "let the madness begin" lancia il riff di "Bark at the Moon", che subito provoca la gioia nei suoi fans.
Ad accompagnarlo nello show - per cercare di far dimenticare l'assenza dei Black Sabbath - oltre ai suoi compagni di viaggio usuali, ci sono personaggi del calibro di Zakk Wylde (ebbene sì, ancora lui), Geezer Buttler e addirittura Slash, noto a tutti per essere stato il chitarrista dei Guns'n'Roses.
Sin dal principio si capisce che Ozzy - che pochi giorni prima è stato obbligato ad annullare uno show - ha dei problemi alla voce. Per sua fortuna, il caldissimo pubblico italiano lo aiuta in ogni canzone, cantanto a squarciagola praticamente tutti i ritornelli, e con il frontman che continua ad incitare i presenti a battere le mani e fare casino.
L'ambiente è divertente e tutti i musicisti sul palco sono di livello mondiale, e non mancano ovviamente brani storici dei Black Sabbath, come "War Pigs", "N.I.B." e "Iron Man", alternati a canzoni del repertorio solista del cantante, come "Mr. Crowley" e "I don't Wanna Change The World". Grande intensità viene poi raggiunta con "Mama, I'm Coming Home", cantanta davvero da tutti e che porta diverse persone a commuoversi.
Con l'andare dello spettacolo Ozzy perde sempre di più la voce, tanto che in alcuni momenti stona persino mentre parla: ma più lui fatica, più il pubblico lo aiuta, sostenendolo a cuore aperto. In tutta risposta, lui si diverte come un ragazzino e rinfresca le prime file a colpi di idrante e secchiate d'acqua.
Il concerto si conclude con "Crazy Train" e l'attesissima "Paranoid", che come sempre scatena un autentico pandemonio nel pubblico.
Non saranno stati i Black Sabbath, ma è stato un concerto divertente e coinvolgente, e tutti sono andati a casa contenti.
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