Ho aspettato più tempo del solito prima di scrivere questa recensione. Ho dovuto riflettere, misurare le parole.... questo perché è sempre un dispiacere bocciare dei personaggi che hanno indiscutibilmente fatto la storia della musica che amo.
Però, purtroppo, non basta il nome per fare un buon album, e gli Unisonic sono la prova vivente di questo.
Per chi non lo sapesse, trattasi di un supergruppo con Kai Hansen e, udite udite, Sua Mestà "non mi interessa il Metal ma se mi pagate bene ci penso" Michael Kiske. Due nomi che inevitabilmente evocano gli Helloween, motivo per cui la folla metallara sperava in una sorta di ritorno ai fasti dei tempi d'oro.
In realtà l'album comincia anche bene, con una roboante "Unisonic", una bordata metallica piuttosto divertente che sa molto di Gammaray (che caso). Si continua con una pregevole "Souls Alive", profondo mid-tempo dal sapore piuttosto epico con un valido ritornello, che fa subito capire che l'Helloween-sound in questo album non c'entra proprio niente.
Da qui in avanti però comincia una sonvolgente discesa verso il nulla. A cominciare da "Never Too Late", che cerca di imitare "Time To Break Free" (famoso brano dei Gammaray con la collaborazione di Kiske), fallendo miseramente.
Dopo questo intermezzo l'album diventa semplicemente strano, senza continuità, con una collezione di brani definibili rock, tanto che a volte sembra di sentire gli Europe più tranquilli, ma senza la stessa qualità.
Per carità, la produzione è molto professionale e si sente che abbiamo a che fare con gente che sa fare il proprio lavoro, ma il risultato semplicemente non è abbastanza buono. A parte la già citata opener, non c'è praticamente mai un brano con mordente e si finisce per cadere nella noia e nel "piattume" sonoro.
Per fortuna, almeno brani come "Renegade" e "My Sanctuary" portano una sana vena Hard Rock, che salva il salvabile.
Il tanto amato Kiske ovviamente fa la sua parte, e canta bene. Ma ancora una volta non riesco a sentirlo coinvolto in quello che sta facendo. Tutto l'opposto di Hansen, che come sempre mette anima e corpo nei suoi progetti.
Ovviamente in molti non saranno d'accordo con la mia recensione, visto che gli dei del Metallo non si possono criticare, ma a volte bisogna essere onesti e dire le cose come stanno.
VOTO: 5/10
Però, purtroppo, non basta il nome per fare un buon album, e gli Unisonic sono la prova vivente di questo.
Per chi non lo sapesse, trattasi di un supergruppo con Kai Hansen e, udite udite, Sua Mestà "non mi interessa il Metal ma se mi pagate bene ci penso" Michael Kiske. Due nomi che inevitabilmente evocano gli Helloween, motivo per cui la folla metallara sperava in una sorta di ritorno ai fasti dei tempi d'oro.
In realtà l'album comincia anche bene, con una roboante "Unisonic", una bordata metallica piuttosto divertente che sa molto di Gammaray (che caso). Si continua con una pregevole "Souls Alive", profondo mid-tempo dal sapore piuttosto epico con un valido ritornello, che fa subito capire che l'Helloween-sound in questo album non c'entra proprio niente.
Da qui in avanti però comincia una sonvolgente discesa verso il nulla. A cominciare da "Never Too Late", che cerca di imitare "Time To Break Free" (famoso brano dei Gammaray con la collaborazione di Kiske), fallendo miseramente.
Dopo questo intermezzo l'album diventa semplicemente strano, senza continuità, con una collezione di brani definibili rock, tanto che a volte sembra di sentire gli Europe più tranquilli, ma senza la stessa qualità.
Per carità, la produzione è molto professionale e si sente che abbiamo a che fare con gente che sa fare il proprio lavoro, ma il risultato semplicemente non è abbastanza buono. A parte la già citata opener, non c'è praticamente mai un brano con mordente e si finisce per cadere nella noia e nel "piattume" sonoro.
Per fortuna, almeno brani come "Renegade" e "My Sanctuary" portano una sana vena Hard Rock, che salva il salvabile.
Il tanto amato Kiske ovviamente fa la sua parte, e canta bene. Ma ancora una volta non riesco a sentirlo coinvolto in quello che sta facendo. Tutto l'opposto di Hansen, che come sempre mette anima e corpo nei suoi progetti.
Ovviamente in molti non saranno d'accordo con la mia recensione, visto che gli dei del Metallo non si possono criticare, ma a volte bisogna essere onesti e dire le cose come stanno.
VOTO: 5/10
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