Ammettiamolo, il 2021 è iniziato in maniera piuttosto sonnolenta per quel che riguarda le uscite discografiche di qualità e gennaio è passato senza scossoni degni di nota, almeno per quel che riguarda i gusti del sottoscritto. Proprio verso la fine del primo mese dell'anno, ecco però spuntare come un raggio di sole in una giornata grigia i tedeschi Accept, con il loro Heavy Metal vecchia scuola.
Quando vedo il loro nome apparire nei nuovi album previsti, ho sempre il sorriso sulle labbra. In fin dei conti quante volte capita ancora di trovare una band che suona vero Metal incontaminato, con tutte le caratteristiche storiche che si associano a questo genere? Poche, sempre di meno in realtà. E quante volte capita di sentire un nuovo disco che oltre a essere come appena descritto, risulta anche pesante e quadrato, quasi militaresco, come solo la musica teutonica può essere? Non molto spesso. Proprio per questo amo gli Accept, con il loro stile inconfondibile e coerente.
Certo, come spesso accade in questi casi, raramente si può parlare di lavori innovativi o sconvolgenti. Il nuovo disco "Too Mean to Die" non fa assolutamente eccezione e porta semplicemente quello che ci si aspetta: sano e autentico Heavy Metal, niente di più e niente di meno.
L'album apre con "Zombie Apocalypse", scelto anche come uno dei singoli, un tipico pezzo di apertura che però onestamente è uno dei pochi che non mi convince completamente: forse un po' banale, forse un po' troppo ruffiano. Ci si riprende però subito, con la title-track che si presenta con un riff di Wolf Hoffmann tagliente come un rasoio e che continua sempre in maniera oserei dire "affilata", condita da un ritornello coinvolgente. Molto bene anche "Overnight Sensation", che ricorda vagamente i Priest anni '80.
"No Ones Master" è un tipico brano degli Accept degli ultimi anni, a dimostrare ancora una volta lo spiccato gusto per la melodia della band, ovviamente senza dimenticare il tocco ruvido della voce di Mark Tornillo, sempre piacevole e avvincente. L'album non è comunque perfetto, "Sucks to be you" è ad esempio divertente, ma sembra in qualche modo già sentita, e "Symphony of Pain" non decolla mai veramente. Stranamente, trovo deludente anche il secondo singolo scelto, "The Undertaker". Molto bella invece l'evocativa "How do we Sleep".
In generale, siamo di fronte ad un album senza dubbio valido. Per capire se un gruppo è in buona forma, solitamente analizzo le ballate: visto che detesto le canzoni lente, quando qualcuno ne compone una che mi piace, per me significa che si tratta di un artista ispirato. Ed è proprio questo il caso degli Accept, che con "The Best is yet to Come" sfoderano un pezzo che va ad accarezzare le corde più dolci e melodiche, senza mai perdere l'intensità che una composizione Metal dovrebbe avere.
Come detto quindi, nessun miracolo all'orizzonte, ma puro e semplice metallo vecchia scuola, che sicuramente farà felici gli amanti del genere.
VOTO: 7/10
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