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Metallica @Letzigrund Zurich, 10.05.2019


C’è un motivo se i Metallica sono il gruppo Metal di maggiore successo della storia. Lo si può capire ascoltando i primi assoluti capolavori, certo, ma lo si percepisce soprattutto andando ad un loro concerto. Solo scendendo alla stazione della città che li ospita si comincia a percepire una strana e affascinante elettricità nell’aria, come se il loro avvento catalizzasse l’attenzione di tutti, non solo dei fan. Lo stesso accade nella austera Zurigo, dove i Four Horsemen sono ancora una volta riusciti a riempire uno stadio intero. 


Ghost


Se i Metallica sono la storia e una delle massime espressioni della nostra musica preferita, i Ghost sono senza ombra di dubbio una delle espressioni contemporanee più interessanti. Un gruppo di spalla normale si sarebbe limitato a suonare nel suo angolino, risultando quasi ridicoli e perso nell’immensità del palco allestito dai ‘tallica. Ma non certo il gruppo svedese, ormai una solida realtà, che nonostante una scenografia ridotta all’osso, che riproduce le vetrate di una oscura chiesa, utilizza tutta l’ampiezza del palco, muovendosi con disinvoltura anche sulle pedane che vanno in mezzo al pubblico. 


La loro esibizione può essere definita senza problemi un successo. Cardinal Copia – da alcuni miscredenti chiamato Tobias Forge – domina la situazione con carisma ed eleganza. Ed è bellissimo vedere come la musica del gruppo – inizialmente accolto con scetticismo da molti fan dei Metallica ignari della loro proposta – abbia piuttosto velocemente conquistato i presenti, che hanno iniziato a battere le mani e a muoversi divertiti. 


I brani dell’ultimo “Prequelle” fanno veramente una bella figura, a partire dalla iniziale “Rats” (preceduta dall’inquietante intro “Ashes”), passando per “Faith”, la strumentale “Miasma” – con tanto di sax – e la bellissima “Dance Macabre”. Numerose però ovviamente anche le canzoni degli album precedenti, come la mitica “From the Pinnacle to the Pit”, passando per “Year Zero” e ovviamente “Square Hammer”. Cardinal Copia ogni tanto si sofferma anche a parlare col pubblico, creando un legame che si vede raramente durante l’esibizione di un gruppo di spalla, e non manca nemmeno qualche piccolo effetto scenico col fuoco. Insomma, i Ghost sono davvero promossi a pieni voti.


Metallica


Alle 20:00, puntuali come orologi svizzeri (d’altronde siamo a Zurigo…) e con ancora la luce del giorno ben presente, un’intro con il furioso incedere di “Hardwired” si diffonde nello stadio Letzigrund, davanti a 30'000 persone in trepidante attesa, per poi lasciare posto alla canzone vera e propria, con la band che balza fuori dai giganteschi schermi che fanno da sfondo al palco. Il pubblico è subito in delirio e il pogo si diffonde in diverse zone, e ancora una volta si percepisce quella particolare elettricità nell’aria, quella speciale gioia che solo poche band ti possono dare, e soprattutto la sensazione di conoscere come un parente ognuna di quelle 30'000 persone. 


Subito dopo, per scaldare le voci dei presenti, i Four Horsemen eseguono “The Memory Remains”, con il notissimo coro cantato a squarciagola dal pubblico. Il palco è dei californiani è allo stesso tempo imponente e “minimal”, con semplicemente cinque schermi giganteschi a fare da sfondo, affiancati a sinistra alla lettera M e a destra dalla A, ovviamente con i caratteri che richiamano quelli dell’album “Hardwired… to Self-Destruct”. La resa delle immagini proiettate sugli schermi è spettacolare, anche se purtroppo a inizio concerto si vedono in maniera poco nitida, vista la luce del giorno. 


Poi le cose si fanno decisamente più pesanti, con “Disposable Heroes” e “The Thing That Should Not Be”, che si abbattono sul pubblico come macigni. I quattro della Bay Area appaiono in forma come ragazzini e sembrano decisamente divertirsi sul palco. Spessissimo passeggiano sulle passerelle per essere più vicini alla gente, come a voler abbracciare tutti uno per uno. Personalmente mi ha fatto poi anche molto piacere vedere la calorosa accoglienza dei brani dell’ultimo album, come “Now that we’re Dead” e soprattutto “Moth Into Flame”, accolta da un fragoroso boato e soprattutto accompagnata da esplosioni e gigantesche fiammate a non finire. 


Una bella sorpresa è l’esecuzione di “No Leaf Clover”, una canzone che personalmente adoro e che non viene certo eseguita troppo spesso. Non mancano ovviamente nemmeno i grandi classici come “Master of Puppets” e “One”. Tutta la band si sposta poi sulla pedana vicina al pubblico per seguire la pesantissima “For Whom the Bell Tolls”, sempre imponente dal vivo, seguita a ruota dalla micidiale “Creeping Death” e dalla leggendaria “Seek & Destroy”.


Il tempo vola ed è già tempo del bis, che inizia (inspiegabilmente) con la discutibile “Lords of Summer”, per me unica nota stonata delle due ore e mezza di concerto, ma che continua poi con la dolce “Nothing Else Matters” e con l’adrenalinica “Enter Sandman”, conclusa con un oceano di fuochi d’artificio, che mettono la parola fine allo show, con il pubblico letteralmente in lacrime. I Metallica sono vivi, e con loro tutto il Metal. 










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