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Jon Schaffer's Purgatory - Purgatory

Cosa c'è di meglio se non riunire un po' di vecchi amici e suonare qualche pezzo composto in un passato ormai lontano? Beh, già che si presenta l'occasione, si potrebbe anche registrare il risultato e magari pubblicare un bell'EP dall'effetto nostalgia assicurato.

È grosso modo questo ciò che ha fatto il buon vecchio Jon Schaffer: ha contattato i suoi compagni di avventura nei Purgatory - che sarebbe poi il nome dello stato embrionale di quello che in seguito sarebbero diventati i ben noti Iced Earth - e ha ri-registrato delle composizioni risalenti a metà degli anni '80. 

Trovo sempre meraviglioso quanto si ha l'occasione di sentire la musica Metal nel suo stato germinale, nella sua forma primordiale derivante dai primi pensieri di musicisti magari ancora adolescenti o poco più, che in breve tempo diventeranno delle star a livello mondiale. Forse il Metal si presenta nella sua forma più autentica proprio in quei momenti, quando l'incoscenza e la rabbia della gioventù vince sopra ogni cosa. 

Questo piccolo disco dei Purgatory - cinque brani in tutto - ha anche un qualcosa di meravigliosamente ingenuo, con quella voglia di spaventare e inquietare l'ascoltatore pescando a piene mani dalle tematiche horror più conosciute, da Jack lo squartatore fino a Freddy Krueger. Proprio a quest'ultimo terrificante personaggio del film "Nightmare" è dedicato il brano d'apertura "In Your Dreams", coinvolgente e diretto, spontaneo, con inevitabili testi minacciosi in stile "Freddy's gonna rip you into little shreds". 

In tutto questo, tra l'altro, il mitico riffing di Jon è già assolutamente riconoscibile. Quello che cambia rispetto alla realtà di oggi è invece la voce: dietro al microfono troviamo infatti Gene Adam, un cantante di assoluto talento, estremamente evocativo e teatrale. Lo si nota soprattutto sul brano successivo, intitolato "Dracula", nel quale si scatena in un falsetto non lontano da quelli proposti da un certo King Diamond. 

Il tutto è tanto semplice quanto efficace. Certo, non parliamo di brani imbattibili, si tratta di un songwriting perfezionabile, cosa che infatti avverrà con la nascita degli Iced Earth, ma le canzoni sono comunque fresche e d'impatto. Ascoltando "In Jason’s Mind" e "Jack" sarà impossibile non immaginarsi scene raccapriccianti create dai due personaggi in questione (se vi devo spiegare di chi stiamo parlando... studiate!). La conclusiva "Burning Oasis", pur essendo valida, mi convince invece meno. 

Jon Schaffer ha a mio avviso dato via ad un'operazione geniale e soprattuto sensata, a differenza di altre operazioni nostalgiche che mirano solo a fare cassa. Ascoltare questo disco è un po' come avere una macchina del tempo che ci proietta in una realtà che forse era stata un po' dimenticata, ma che rimane comunque fondamentale nella storia della musica che più amiamo.

VOTO: 7/10



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