Una piazza in pieno
centro storico, circondata da antichi palazzi e gremita di gente in trepidante
attesa di un concerto. È questo lo scenario che si presenta quando si arriva la
festival Stars in Town, che si svolge nella città di Sciaffusa. Un ambiente
affascinante e suggestivo, ma anche logisticamente valido grazie ai comodi
accessi e ad una piazza leggermente in pendenza, che permette a tutti i
presenti di vedere bene il palco. A tutto questo, aggiungete una bellissima
serata estiva, calda ma senza essere soffocante, e avrete gli ingredienti per
passare alcune ore magiche, in particolare considerando che a breve saliranno
sul palco prima gli idoli locali Gotthard e poi i maestri del Metal sinfonico:
i Nightwish.
Gotthard
I Gotthard sono
impegnati in un tour umplugged, fatto che mi ha fatto storcere un
po’ il naso, facendomi temere una setlist troppo pacata e melensa. L’inizio, a
dire il vero, è effettivamente molto lento, con la struggente “Miss Me”,
cantata da Nic Maeder da seduto. Questo approccio non permette al pubblico di
scaldarsi fin da subito ma, per fortuna, le cose cambiano quando i Gotthard ricominciano
a fare la rock band, risvegliando tutti con l’esecuzione di “Bang!”.
Il fatto che si
tratti di un tour umplugged, non significa che Leo Leoni e compagni si
presentino sul palco semplicemente con un paio di chitarre acustiche. Anzi, i
nostri fanno le cose in grande e contano sulla presenza di un quartetto d’archi
(ragazze tra l’altro scatenatissime su alcuni brani) e di due coriste dalla
voce semplicemente fenomenale.
La scaletta pesca a
piene mani un po’ da tutto il repertorio del gruppo: si passa così dall’immancabile
“Hush” a “Remember It’s Me”, fino alla bellissima “Sister Moon”, forse ancora
più riuscita in questa versione riarrangiata. In un continuo crescendo, si arriva al finale
dedicato a “Heaven” – ovviamente cantata da tutti a squarcia gola – e “Anytime
Anywhere”, per concludere uno show decisamente riuscito.
Nightwish
I Gotthard saranno
anche stati bravi, ma come i Nightwish compaiono sul palco si capisce che si
tratta di due pianeti completamente diversi: i finlandesi giocano in un’altra
categoria. Fin dalle prime roboanti note di “End of all Hope” il centro storico
sciaffusano viene messo a dura prova dalla doppia cassa della batteria di Kai
Hahto, che picchia come un fabbro. Il palco è invaso da fiamme ed esplosioni e
il pubblico è fin da subito estasiato. Immediatamente dopo arriva l’amatissima “Wish I
Had and Angel”, tanto per martellare ancora un po' e mettere in chiaro che questa sera la scaletta non
darà tregua.
Il palco è
bellissimo, con un mega schermo sullo sfondo che prosegue anche sulla pedana che sostiene
batteria e tastiere, dando l’impressione che la band suoni praticamente all’interno
delle immagini proiettate. Immagini che ovviamente si adeguano al brano
interpretato, passano da fiabeschi paesaggi (che danno tra l’altro un’incredibile
profondità al palco) e fiamme provenienti direttamente dagli inferi. Tutto
questo permette di immergersi completamente nello spettacolo, di entrare nel
magico mondo dei finlandesi e di dimenticare tutti i problemi della vita almeno per un
po’.
Il tour che porta i
Nightwish in giro per il globo è dedicato a tutta la loro discografia e nel
corso della serata ci sarà quindi tempo anche per qualche perla rara. Prima
però è tempo di qualche brano più recente, come “Élan” o “I Want My Tears Back”.
Non importa però da quale epoca provengano i pezzi, perché la protagonista è
sempre lei: Floor Jansen con la sua incredibile voce. Riesce ad esibirsi senza
problemi nel difficile repertorio dell’era Tarja, fino ad arrivare al materiale
degli ultimi anni senza battere ciglio. È in grado di esprimere sia un’incredibile
eleganza che – quando serve – la giusta aggressività. Come se non bastasse,
tiene il palco con un’efficacia disarmante, parlando col pubblico come se si
stesse rivolgendo ad un gruppo di buoni amici e riuscendo a dare la carica a
tutti i presenti.
Quasi svengo quando
il buon Marko introduce “Devil & the Deep Dark Ocean”, una vera perla e uno dei miei
brani preferiti, che sembrava ormai essersi perso nei meandri del tempo. Piuttosto
clamorosa poi anche la successiva “Slaying the Dreamer”. Tra l’altro, i
Nightwish continuano a non risparmiare l’utilizzo di fuoco ed esplosioni, che
rendono tutto ancora più spettacolare.
Il gran finale è poi affidato a “The
Greatest Show on Earth” e alla bellissima “Ghost Love Score”, dove Floor può
ancora una volta mettere in mostra la sua bravura. Finisce così uno show
intenso, con una scaletta più aggressiva del solito, anche se purtroppo
leggermente accorciata, probabilmente per regolamenti imposti dal festival. Un vero peccato, perché concerti così vorresti davvero che non finissero mai.
Bravi bravi
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