Finalmente tornano alla carica, dopo quattro anni, gli spagnoli Tierra Santa. Il nuovo album, intitolato "Quinto elemento", ci regala una band in discreta forma, anche se ormai non più vicina ai fasti di album mitici come "Sangre de Reyes".
Per chi non lo sapesse, i Tierra Santa propongono un Heavy Metal piuttosto classico, inizialmente molto influenzato dagli Iron Maiden, ma nel complesso più melodico anche grazie al calore del cantato in lingua spagnola. In tempi più recenti la proposta si è ulteriormente ammorbidita, con le chitarre che lentamente hanno perso il posto di protagonista, lasciando spazio ad ambientazioni in qualche modo più "soft", ma sempre piuttosto avvincenti e con un gran gusto per la melodia.
Sono proprio queste ultime le caratteristiche che distinguono la nuova opera, che parte con la title-track "Quinto elemento", seguita dal singolo "Caín". Fondamentalmente i brani sono tutti piacevoli, ma nessuno si distingue in particolare rispetto agli altri, tranne forse la maestosa "Moby Dick", che si permette di sfoggiare il classico ritornello che rimane impresso nella mente per giorni e giorni.
Più in generale l'album avanza senza sussulti, ma questo non va per forza inteso in modo negativo: c'è una gran coerenza compositiva e il disco risulta dannatamente piacevole da ascoltare. Forse, è vero, mancano la fiamma e la freschezza compositiva dei lavori dei tempi d'oro, ma la qualità è presente e si sente.
Pezzi come "Revolución" o "Hombres sin Tierra" non possono non trascinare ed entusiasmare e impreziosiscono l'album, dimostrando che la mancanza di sussulti non è dovuta alla mancanza di originalità, ma semplicemente alla già citata coerenza. Il tutto si conclude poi con una ballata strappa lacrime, intitolata "De la Calle al Cielo", che mette a nudo il lato più emotivo della band, regalando ulteriori emozioni.
VOTO: 7/10
Per chi non lo sapesse, i Tierra Santa propongono un Heavy Metal piuttosto classico, inizialmente molto influenzato dagli Iron Maiden, ma nel complesso più melodico anche grazie al calore del cantato in lingua spagnola. In tempi più recenti la proposta si è ulteriormente ammorbidita, con le chitarre che lentamente hanno perso il posto di protagonista, lasciando spazio ad ambientazioni in qualche modo più "soft", ma sempre piuttosto avvincenti e con un gran gusto per la melodia.
Sono proprio queste ultime le caratteristiche che distinguono la nuova opera, che parte con la title-track "Quinto elemento", seguita dal singolo "Caín". Fondamentalmente i brani sono tutti piacevoli, ma nessuno si distingue in particolare rispetto agli altri, tranne forse la maestosa "Moby Dick", che si permette di sfoggiare il classico ritornello che rimane impresso nella mente per giorni e giorni.
Più in generale l'album avanza senza sussulti, ma questo non va per forza inteso in modo negativo: c'è una gran coerenza compositiva e il disco risulta dannatamente piacevole da ascoltare. Forse, è vero, mancano la fiamma e la freschezza compositiva dei lavori dei tempi d'oro, ma la qualità è presente e si sente.
Pezzi come "Revolución" o "Hombres sin Tierra" non possono non trascinare ed entusiasmare e impreziosiscono l'album, dimostrando che la mancanza di sussulti non è dovuta alla mancanza di originalità, ma semplicemente alla già citata coerenza. Il tutto si conclude poi con una ballata strappa lacrime, intitolata "De la Calle al Cielo", che mette a nudo il lato più emotivo della band, regalando ulteriori emozioni.
VOTO: 7/10
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