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Sabaton + Accept, 03.02.2017 @St. Jakobshalle, Basilea

Sabaton e Accept, due realtà importanti del panorama Metal decidono di unire le forze e di andare in tour assieme, riempiendo locali e palazzetti in giro per l'Europa. La cosa può essere vista come una sorta si Sacra metallica alleanza, dove due mostri sacri si fondono per dar vita a un personaggio mitologico, oppure come una sfida generazionale. Già, perché anche se i Sabaton non sono più proprio una novità, sono comunque nati all'alba nel nuovo millennio, quando gli Accept avevano già abbondantemente superato il periodo dei grandi successi anni '80.
Ho la fortuna di assistere a questa interessante sfida nella St. Jakobshalle di Basilea, un'arena dalla capienza modulabile e ben organizzata, con facile possibilità di parcheggio. Per l'occasione, il posto è riempito da una numerosissima e festosa orda di metallari (stimo in circa 5'000 persone l'affluenza), visibilmente eletrizzata e con voglia di divertirsi. Ma passiamo alla musica, e cerchiamo di capire se la nuova generazione ha superato quella vecchia.

Accept
Gli Accept sono ufficialmente il gruppo di spalla, ma ovviamente si tratta di un supporto di lusso, e per tale ragione ha a disposizione una scenografia dignitosa, che ricorda le strutture di un minaccioso sito industriale. Dopo una breve introduzione, il gruppo tedesco piomba sui presenti sulle note della ruggente "Stampede", dimostrando subito di voler fare sul serio. I musicisti sembrano in piena forma e Mark Tornillo dietro a microfono lancia i suoi inconfondibili urli, taglienti come lame. Nemmeno il tempo di respirare e parte la epica "Stalingrad", seguita da "Restless and Wild", che inizia a coinvolgere il pubblico presente.
Già, il pubblico, probabilmente il fattore più facile da tenere in considerazione per capire quale gruppo sia più in forma. Gli Accept incitano la folla in continuazione, che risponde presente, ma non sembra mai veramente lasciarsi andare a pieno. E tutto questo nonostante una prestazione della band davvero convincente, e supportata persino da buoni suoni, che lasciano percepire tutta la potenza della musica dei teutonici.
Il quintetto continua a puntare sulla potenza pura, come nel suo stile, e Wolf Hoffmann si dimostra il solito intrattenitore, prendendosi il centro del palco per i suoi assoli di chitarra funambolici, e godendosi gli applausi dei presenti. La setlist è notevole, con pezzi come "Final Journey" e "Fast as a Shark" a farsi notare su tutti, e con un finale scoppiettante composto dalla doppietta "Teutonic Terror" e "Balls to the Wall". Un bel concerto, il gruppo è soddisfatto, il pubblico è soddisfatto... ma di fronte a me vedo praticamente solo maglie dei Sabaton.


Sabaton
"All right Basel, we are Sabaton, we play Heavy Metal, and this Ghost Division!", un urlo famigliare a ogni fan del genere risuona nella St. Jakobshalle dando il via a un concerto devastante. Le note di "Ghost Division" iniziano ad arrivare nelle orecchie dei presenti accompagnate da una serie di esplosioni e fiammate che giungono dal palco. Joakim Brodén appare di corsa, come caricato a molla, e comincia a cantare, fino ad arrivare al ritornello, dove il suo lavoro viene svolto da tutto il pubblico. Un inizio trionfale.
Il palco, come sempre ispirato ai temi della guerra, è contraddistinto da un grande schermo centrale, ma rimarrà impresso soprattutto per l'uso costante di giochi pirotecnici, praticamente per ogni brano. 
La band svedese ha intenzione di puntare molto sull'ultimo bellissimo album, "The Last Stand", e lo si capisce subito quando il cantante si ripresenta vestito da spartano, pronto ovviamente a eseguire "Sparta", e chi conosce il pezzo potrà benissimo immaginarsi gli "UH-AH!" che sono rimbombati nell'arena. Come nel caso degli Accept, il suono è buono e permette di godersi sia la potenza che i dettagli dei brani, cosa che vale anche per la seguente "Blood of Bannockburn", che ci proietta sulle verdi ma nebbiose colline scozzesi. 
Il gruppo, e in particolare Joakim, interagisce col pubblico parlando, scherzando ma soprattutto facendolo cantare, saltare e scatenare. I cori all'unisono non possono certo mancare con la mitica "Swedish Pagans", introdotta dal nuovo chitarrista Tommy Johansson, che si dimostra già perfettamente a suo agio, e non solo quando si tratta di bere birra a velocità estrema. 
Mi verrebbe da dilungarmi e citare ogni brano, perché tutti si sono contraddistinti per qualche scenografia o semplicemente per la loro riuscita, ma particolarmente convincenti sono risultati i pezzi del nuovo album, come la title-track "The Last Stand", "Winged Hussars" o "Shiroyama", posta addirittura nel "bis" dello spettacolo. Ma anche i grandi classici come "Resist and Bite" o "Primo Victoria" hanno suscitato entusiasmo.
Insomma, come avrete capito a mio avviso il duello generazionale è stato vinto abbondantemente dai più giovani. I Sabaton hanno convinto su tutta la linea, dal lato musicale fino a quello dello spettacolo visivo, oltre che per il feeling con il pubblico. La band svedese in alcuni frangenti, per entusiasmo e attitudine, mi ha addirittura ricordato gli Iron Maiden. Inanellando ancora un paio di album e tour positivi, potrebbe davvero diventare l'erede dei mostri sacri che prima o poi andranno in pensione.









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