L'immaginazione è l'arma più potente che abbiamo a disposizione: ci può
catapultare in qualunque posto e in qualunque epoca, senza che nessuno
possa impedirlo. Imaginaerum è questo, una sorta di concept-album - con
tanto di film annesso - sulla forza della nostra mente. Ed è così che
improvvisamente ci troviamo in un luogo angosciante, accompagnati da una
cantilena di spettrali bambini, poi su una rocciosa costa irlandese con
magici strumenti locali, o ancora in un fumoso locale Jazz di Mahattan
in un'epoca ormai passata per poi piombare in un inquietante circo dalle
tinte decisamente oscure.
Magia, gioia e luce dunque, ma anche oscurità e paura, il tutto creato da un gruppo che ancora un volta dà dimostrazione di classe cristallina. I Nightwish si sono però superati: i suoni sono gonfiati all'inverosimile e sembrano esplodere anche dalle casse dello stereo più scadente. Le melodie in alcuni frangenti diventano Hollywoodiane, dando quell'effetto da colonna sonora che permette di vagare nei propri pensieri e nei propri ricordi. Valutare l'operato dei singoli componenti del gruppo diventa irrilevante, perché siamo di fronte ad un organismo vivente, in cui ogni parte è essenziale.
Già, ogni parte, compresa la tanto bistrattata cantante Anette Olzon. La vocalist in confronto all'ultimo lavoro ha fatto progressi da gigante, tanto che in alcuni pezzi si stenta a riconoscerla. Eliminate praticamente del tutto le parti cantate "frivole" con la voce fin troppo infantile, Anette - spesso accompagnata, come in passato, dalla voce del bassista Marco Hietala - ha trovato una profondità prima impensabile, e una varietà di tecniche che si adeguano in modo camaleontico e sorprendente ai diversi brani. Francamente, dopo una dimostrazione simile, continuare a rimpiangere Tarja diventa semplice nostalgia senza fondamento.
Come se la creatura dei finlandesi non fosse già abbastanza epica, i nostri hanno la geniale idea di porre a conclusione del tutto un brano riassuntivo, che ripercorre le melodie dell'opera in forma puramente musicale/orchestrale, con un risultato a dir poco da pelle d'oca.
La mente e leader della band, Tuomas Holopainen, ha forse raggiunto uno dei suoi apici di creatività. Ed ora, come spesso accade, l'artista dovrà pensare a come proseguire la sua opera senza perdere qualità.
VOTO: 9,5/10
Magia, gioia e luce dunque, ma anche oscurità e paura, il tutto creato da un gruppo che ancora un volta dà dimostrazione di classe cristallina. I Nightwish si sono però superati: i suoni sono gonfiati all'inverosimile e sembrano esplodere anche dalle casse dello stereo più scadente. Le melodie in alcuni frangenti diventano Hollywoodiane, dando quell'effetto da colonna sonora che permette di vagare nei propri pensieri e nei propri ricordi. Valutare l'operato dei singoli componenti del gruppo diventa irrilevante, perché siamo di fronte ad un organismo vivente, in cui ogni parte è essenziale.
Già, ogni parte, compresa la tanto bistrattata cantante Anette Olzon. La vocalist in confronto all'ultimo lavoro ha fatto progressi da gigante, tanto che in alcuni pezzi si stenta a riconoscerla. Eliminate praticamente del tutto le parti cantate "frivole" con la voce fin troppo infantile, Anette - spesso accompagnata, come in passato, dalla voce del bassista Marco Hietala - ha trovato una profondità prima impensabile, e una varietà di tecniche che si adeguano in modo camaleontico e sorprendente ai diversi brani. Francamente, dopo una dimostrazione simile, continuare a rimpiangere Tarja diventa semplice nostalgia senza fondamento.
Come se la creatura dei finlandesi non fosse già abbastanza epica, i nostri hanno la geniale idea di porre a conclusione del tutto un brano riassuntivo, che ripercorre le melodie dell'opera in forma puramente musicale/orchestrale, con un risultato a dir poco da pelle d'oca.
La mente e leader della band, Tuomas Holopainen, ha forse raggiunto uno dei suoi apici di creatività. Ed ora, come spesso accade, l'artista dovrà pensare a come proseguire la sua opera senza perdere qualità.
VOTO: 9,5/10
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