Gli Helloween sono uno di quei gruppi che sembra possedere un magico fuoco sacro, una vena artistica che, anche se scompare per qualche tempo per misteriose ragioni, prima o poi ritorna a galla con prepotenza.
Con gli ultimi due album - “Keeper of the Seven Keys: The Legacy” e “Gambling with the Devil” - si era capito che dei nuovi anni di grazia erano giunti per il gruppo, ma con questo “7 Sinners” si raggiungono nuovi apici, un’autentica esplosione creativa che con Andy Deris alla voce si era toccata solo nel 1998, con il mitico “Better than Raw”.
I primi tre pezzi fanno letteralmente tremare i muri di casa: “Where the Sinners Go” è un granitico mid tempo trita ossa, “Are you Metal?” - per quanto semplice possa essere - è destinata a rimanere nella storia come un autentico e tiratissimo inno alla musica metal, mentre “Who is Mr. Madman?” ci racconta in modo esaltante il proseguo della storia di “Perfect Gentleman” (con la stessa introduzione a testimoniare il fatto).
Le chitarre suonano basse e graffianti, incazzate come non mai, e brani come la appena citata “Are you Metal?” o “Long Live the King” sono fra i più rabbiosi mai scritti dalla band. Non mancano ovviamente pezzi più tipicamente power - genere che ricordiamo è stato letteralmente inventato dagli stessi Hellowen - come “World of Fantasy” o “The Sage, The Fool, The Sinner”. Ma il vero capolavoro è la epica “If a Mountain Could Talk”, brano che con il suo stupendo ritornello ti fa volare con la fantasia, catapultandoti in un mondo che solo Weikath e compagni sono in grado di creare.
Citazione a parte va fatta - anche se non sono un esperto di questo strumento - per il batterista Daniel Löble, che svolge un lavoro veramente mostruoso dietro alle pelli, variando molto le sue esecuzioni e non facendo mai calare la tensione.
In poche parole, siamo di fronte al miglior disco nella storia recente delle germaniche zucche. Un risultato ottenuto sì grazie all’innato talento dei musicisti, ma anche - e forse soprattutto - grazie al sempre troppo criticato Andy Deris, che dimostra ancora una volta di essere un cantante versatile, carismatico e teatrale come pochi altri al mondo.
VOTO: 8,5/10
Con gli ultimi due album - “Keeper of the Seven Keys: The Legacy” e “Gambling with the Devil” - si era capito che dei nuovi anni di grazia erano giunti per il gruppo, ma con questo “7 Sinners” si raggiungono nuovi apici, un’autentica esplosione creativa che con Andy Deris alla voce si era toccata solo nel 1998, con il mitico “Better than Raw”.
I primi tre pezzi fanno letteralmente tremare i muri di casa: “Where the Sinners Go” è un granitico mid tempo trita ossa, “Are you Metal?” - per quanto semplice possa essere - è destinata a rimanere nella storia come un autentico e tiratissimo inno alla musica metal, mentre “Who is Mr. Madman?” ci racconta in modo esaltante il proseguo della storia di “Perfect Gentleman” (con la stessa introduzione a testimoniare il fatto).
Le chitarre suonano basse e graffianti, incazzate come non mai, e brani come la appena citata “Are you Metal?” o “Long Live the King” sono fra i più rabbiosi mai scritti dalla band. Non mancano ovviamente pezzi più tipicamente power - genere che ricordiamo è stato letteralmente inventato dagli stessi Hellowen - come “World of Fantasy” o “The Sage, The Fool, The Sinner”. Ma il vero capolavoro è la epica “If a Mountain Could Talk”, brano che con il suo stupendo ritornello ti fa volare con la fantasia, catapultandoti in un mondo che solo Weikath e compagni sono in grado di creare.
Citazione a parte va fatta - anche se non sono un esperto di questo strumento - per il batterista Daniel Löble, che svolge un lavoro veramente mostruoso dietro alle pelli, variando molto le sue esecuzioni e non facendo mai calare la tensione.
In poche parole, siamo di fronte al miglior disco nella storia recente delle germaniche zucche. Un risultato ottenuto sì grazie all’innato talento dei musicisti, ma anche - e forse soprattutto - grazie al sempre troppo criticato Andy Deris, che dimostra ancora una volta di essere un cantante versatile, carismatico e teatrale come pochi altri al mondo.
VOTO: 8,5/10
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