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Hard Rock Session @Colmar (Francia), 15.08.2013

In una bella e fortunatamente non eccessivamente calda giornata di Ferragosto ci inoltriamo nelle bellezze dell'Alsazia, fra vigneti e paeselli incantati, per raggiungere la città di Colmar, dove inserito in una imponente fiera del vino (ebbene sì, avete capito bene) si svolge un piccolo festival Metal - chiamato Hard Rock Session - di tutto rispetto, che quest'anno vede la presenza di Rage, Sonata Arctitca, Gamma Ray, Helloween e Anthrax.
Una volta superati i capannoni espositivi, che mettono in bella mostra prodotti di ogni genere, dai trattori alle prelibatezze gastronomiche, si arriva ad una bellissima arena all'aperto, con copertura parziale a garantire ombra (o riparto in caso di pioggia).

Sonata Arctica
Persa l'esibizione dei Rage per motivi turistici, fra cui una birretta sulla bella piazza della cattedrale di Colmar, entriamo in un Théâtre de plein air - questo il nome dell'arena - già pieno di gente, per assistere allo show dei Sonata Arctica. Premetto che non sono né un grande conoscitore né un grande estimatore della band finlandese. Detto questo, l'esibizione del quintetto mi è sembrata davvero scialba. Il power Metal proposto suona proprio come su album, ovvero - salvo rarissime eccezioni - semplicemente innocuo. Non a caso, le prime file sono completamente colonizzate da ragazzine di giovane o giovanissima età, che smaniano all'idea di vedere il loro grande idolo Tony Kakko dietro al microfono.

Gamma Ray
Ora è invece tempo di fare sul serio, perché sul palco si presentano i Gamma Ray. Kay Hansen e fidi compagni saltano sul palco con la roboante "Anywhere in the Galaxy", che comincia subito a creare scompiglio nel pubblico. I suoni, a dire il vero, non è che siano perfetti, ma la grinta sicuramente non manca. Hansen urla e strilla come un ossesso, ma purtroppo per noi sfoggia una pettinatura improponibile, con ciuffetto "leccato" (non laccato, proprio LECCATO) di colore verde, che lo fa sembrare membro di un gruppo emo-punk. Come si suol dire in questi casi, lui se lo può permettere, ed in effetti il concerto risulta trascinante. L'arena canta all'unisono l'inno "To the Metal", per poi scatenarsi definitivamente nel finale, prima con il combo di helloweeniana memoria "I want out" e "Future World", e infine con "Send Me a Sign".

Helloween
Dopo aver sentito due grandissimi classici degli Helloween proposti da un illustre ex membro del gruppo, passiamo ora agli Helloween in versione contemporanea. I tedeschi arrivano  sul palco - tra l'altro decorato con due grandi zucche gonfiabili - con la rocciosa "Where the Sinners Go", e subito si capisce che i fan sono numerosi, vista la reazione vocale e fisica dei presenti, che cantano, spingono e saltano ovunque. Tutti i membri del gruppo sin dall'inizio giocano e scherzano e sembrano semplicemente di buon umore, ma soprattuto sembrano in buona forma, e sfruttano l'ondata di entusiasmo della gente con estrema facilità. In particolare Andy Deris sembra in giornata e, complice il tempo a disposizione limitato ad una sola ora, non si risparmia su acuti e virtuosismi, impreziosendo così notevolmente lo spettacolo.
I nostri cominciano a snocciolare canzoni pescando un po' da tutto il repertorio, dalle nuove "Straight out of Hell", "Waiting for the Thunder" e "Live now!" (quest'ultima fatta cantare a squarcia gola da tutta l'arena), passando da "Power", "Steel Tormentor" e "If I could Fly", fino al lontano passato di "Eagle Fly Free" e "Dr. Stein". Il pubblico rimane coinvolto per tutta la durata dello show, con tanto di "pogo" anche notevole durante i brani più veloci, e il tutto termina in modo trionfale, con i nostri eroi che salutano i presenti con aria visibilmente soddisfatta.

Anthrax
Signore e Signori, direttamente dagli Stati Uniti ecco uno dei Big4, ovvero i più grandi gruppi thrash Metal della storia, gli Anthrax! Gli americani non perdono tempo e aggrediscono i presenti con "Among the Living", cosa che ha l'effetto di un calcio rotante sulle costole, assolutamente devastante.
Immediatamente sono chiari gli elementi che caratterizzeranno tutto lo show: il gruppo è in forma clamorosa, ma i volumi sono talmente spropositati da diventare letteralmente insopportabili.
Mentre Belladonna e compagni suonano rabbiosamente "Caugh in a Mosh", si comincia a percepire un certo nervosismo nel gruppo. In effetti, l'elegante arena di Colmar fornisce numerosi posti a sedere, che vengono sfruttati dalla maggior parte delle persone, cosa che non piace assolutamente agli Anthrax.
Scotti Ian incita più volte le persone ad alzarsi, ma non ha risposte soddisfacenti. In realtà il pubblico sembra gradire il concerto, e probabilmente è solo colto da pigrizia acuta. Le sorti cominciano a risollevarsi con un'accoppiata a cui nessun individuo dotato di buon gusto può resistere: la letale "Deathrider" e la cover degli AC/DC "T.N.T.". Brani come "Indians" e "Got the Time" sciolgono definitivamente gli astanti e sorrisi appaiono sui volti degli Anthrax, che come ricompensa schiacciano ancora di più sull'acceleratore. Semplicemente disumana a proposito la prestazione del batterista Charlie Benante, che non lascia scampo a nessuno."I Am the Law", "Madhouse" e "Antisocial" mettono poi la parola fine ad un festival decisamente ben riuscito.



Foto di Lucia Casini:





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