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Megadeth - Super Collider

C'è poco da fare, il genio va quasi sempre di pari passo con la sregolatezza, e questa legge naturale non risparmia certo il nostro caro Dave Mustaine, uno dei più grandi artisti presenti nel panorama Metal mondiale. Il leader dei Megadeth, sia nella vita di tutti i giorni che in campo musicale, non sembra essere in grado di trovare la strada della regolarità, ed è così che ci troviamo ad ascoltare un nuovo album, intitolato Super Collider, per certi versi addirittura imbarazzante.
Mi fa male scrivere certe cose, visto che la band di MegaDave è una delle mie preferite in assoluto, ma la caduta di stile di questo lavoro è paragonabile solo al flop compositivo di "Risk" (1999). In effetti più che ad una mancanza di idee, assistiamo semplicemente all'espressione di idee molto confuse. Un tentativo di modificare le sonorità verso uno stile in qualche modo più radiofonico, ma con risultati a tratti impacciati, senza linee melodiche che valga veramente la pena ricordare.
È un peccato, perché paradossalmente il disco parte anche bene, con una "Kingmaker" sicuramente non originalissima, ma potente e coinvolgente. Subito dopo però si sprofonda nell'incredulità a causa della title-track "Super Collider" - che è stata pure scelta come singolo! - uno dei brani più insulsi, insignificanti e noiosi mai composti da Mustaine. La prossima canzone della serie è "Burn!", che dal titolo fa sperare in una sfuriata alla Megadeth, ma si rivela invece un raccapricciante brano, con un ritornello - "burn baby burn" - che nel 2013 fa piuttosto ridere. "Dance in the Rain" è stata scritta in collaborazione con David Draiman (Disturbed) ed è decsiamente noiosa e la successiva "The Beginning of Sorrow" è insignificante.
Per fortuna sul finale il lavoro si riprende un pochino, evitando il disastro totale. "The Blackest Crow" è un pezzo interessante, con una atipica introduzione di banjo, e la seconda collaborazione con Draiman "Forget to Remember" - anche se molto distante dallo stile Megadeth, se non fosse per la voce di Mustaine - è forse il pezzo più bello del disco. La cover dei Thin Lizzy "Cold Sweat" infine non è certo un capolavoro, ma almeno è divertente e si lascia ascoltare.
Riassumendo, siamo di fronte ad un lavoro insufficiente, perché tre brani decenti su undici sono troppo pochi. Speriamo, ovviamente, che si tratti di un'eccezione, e che il genio torni presto a prevalere sulla sregolatezza.

VOTO: 5/10 

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