C’è
un motivo se i Metallica sono il gruppo Metal di maggiore successo della
storia. Lo si può capire ascoltando i primi assoluti capolavori, certo, ma lo
si percepisce soprattutto andando ad un loro concerto. Solo scendendo alla
stazione della città che li ospita si comincia a percepire una strana e
affascinante elettricità nell’aria, come se il loro avvento catalizzasse l’attenzione
di tutti, non solo dei fan. Lo stesso accade nella austera Zurigo, dove i Four
Horsemen sono ancora una volta riusciti a riempire uno stadio intero.
Ghost
Se i Metallica sono
la storia e una delle massime espressioni della nostra musica preferita, i
Ghost sono senza ombra di dubbio una delle espressioni contemporanee più
interessanti. Un gruppo di spalla normale si sarebbe limitato a suonare nel suo
angolino, risultando quasi ridicoli e perso nell’immensità del palco allestito
dai ‘tallica. Ma non certo il gruppo svedese, ormai una solida realtà, che
nonostante una scenografia ridotta all’osso, che riproduce le vetrate di una
oscura chiesa, utilizza tutta l’ampiezza del palco, muovendosi con disinvoltura
anche sulle pedane che vanno in mezzo al pubblico.
La loro esibizione
può essere definita senza problemi un successo. Cardinal Copia – da alcuni
miscredenti chiamato Tobias Forge – domina la situazione con carisma ed
eleganza. Ed è bellissimo vedere come la musica del gruppo – inizialmente accolto
con scetticismo da molti fan dei Metallica ignari della loro proposta – abbia piuttosto
velocemente conquistato i presenti, che hanno iniziato a battere le mani e a
muoversi divertiti.
I brani dell’ultimo “Prequelle”
fanno veramente una bella figura, a partire dalla iniziale “Rats” (preceduta
dall’inquietante intro “Ashes”), passando per “Faith”, la strumentale “Miasma” –
con tanto di sax – e la bellissima “Dance Macabre”. Numerose però ovviamente
anche le canzoni degli album precedenti, come la mitica “From the Pinnacle to
the Pit”, passando per “Year Zero” e ovviamente “Square Hammer”. Cardinal Copia
ogni tanto si sofferma anche a parlare col pubblico, creando un legame che si
vede raramente durante l’esibizione di un gruppo di spalla, e non manca nemmeno
qualche piccolo effetto scenico col fuoco. Insomma, i Ghost sono davvero
promossi a pieni voti.
Metallica
Alle 20:00, puntuali
come orologi svizzeri (d’altronde siamo a Zurigo…) e con ancora la luce del
giorno ben presente, un’intro con il furioso incedere di “Hardwired” si
diffonde nello stadio Letzigrund, davanti a 30'000 persone in trepidante
attesa, per poi lasciare posto alla canzone vera e propria, con la band che
balza fuori dai giganteschi schermi che fanno da sfondo al palco. Il pubblico è
subito in delirio e il pogo si diffonde in diverse zone, e ancora una volta si
percepisce quella particolare elettricità nell’aria, quella speciale gioia che
solo poche band ti possono dare, e soprattutto la sensazione di conoscere come
un parente ognuna di quelle 30'000 persone.
Subito dopo, per
scaldare le voci dei presenti, i Four Horsemen eseguono “The Memory Remains”,
con il notissimo coro cantato a squarciagola dal pubblico. Il palco è dei
californiani è allo stesso tempo imponente e “minimal”, con semplicemente
cinque schermi giganteschi a fare da sfondo, affiancati a sinistra alla lettera M e a destra
dalla A, ovviamente con i caratteri che richiamano quelli dell’album “Hardwired…
to Self-Destruct”. La resa delle immagini proiettate sugli schermi è
spettacolare, anche se purtroppo a inizio concerto si vedono in maniera poco
nitida, vista la luce del giorno.
Poi le cose si fanno
decisamente più pesanti, con “Disposable Heroes” e “The Thing That Should Not
Be”, che si abbattono sul pubblico come macigni. I quattro della Bay Area
appaiono in forma come ragazzini e sembrano decisamente divertirsi sul palco.
Spessissimo passeggiano sulle passerelle per essere più vicini alla gente, come
a voler abbracciare tutti uno per uno. Personalmente mi ha fatto poi anche
molto piacere vedere la calorosa accoglienza dei brani dell’ultimo album, come “Now
that we’re Dead” e soprattutto “Moth Into Flame”, accolta da un fragoroso boato
e soprattutto accompagnata da esplosioni e gigantesche fiammate a non finire.
Una bella sorpresa è
l’esecuzione di “No Leaf Clover”, una canzone che personalmente adoro e che non
viene certo eseguita troppo spesso. Non mancano ovviamente nemmeno i grandi classici come “Master of
Puppets” e “One”. Tutta la band si sposta poi sulla pedana vicina al pubblico
per seguire la pesantissima “For Whom the Bell Tolls”, sempre imponente dal
vivo, seguita a ruota dalla micidiale “Creeping Death” e dalla leggendaria “Seek
& Destroy”.
Il tempo vola ed è
già tempo del bis, che inizia (inspiegabilmente) con la discutibile “Lords of
Summer”, per me unica nota stonata delle due ore e mezza di concerto, ma che
continua poi con la dolce “Nothing Else Matters” e con l’adrenalinica “Enter
Sandman”, conclusa con un oceano di fuochi d’artificio, che mettono la parola
fine allo show, con il pubblico letteralmente in lacrime. I Metallica sono
vivi, e con loro tutto il Metal.
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