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Trick or Treat - The Legend Of The XII Saints

Come avrete notato, in questo strano periodo caratterizzato dal coronavirus, anche il blog si è preso una piccola pausa, visto pure un mondo discografico decisamente rallentato a causa della situazione. Per riprendere un po' l'attività, ho deciso di commentare un album uscito un paio di mesi fa e che trovo particolarmente meritevole: "The Legend Of The XII Saints" degli italiani Trick or Treat. 

Diciamolo subito: un lavoro del genere non può che risultare esaltante. Era infatti sogno di qualunque metallaro della mia generazione ascoltare un disco Metal ispirato dall'epica saga dei Cavalieri dello Zodiaco, una storia che ha accompagnato la nostra infanzia (e non solo) facendoci sognare di battaglie e scontri fantastici. Se tutto questo, poi, è anche suonato molto bene e con una produzione iper professionale, non possiamo che essere doppiamente felici! 


Sono ormai lontanissimi i tempi in cui il gruppo modenese era una semplice cover band degli Helloween, la loro personalità è ormai ben definita, anche se ovviamente l'influenza delle zucche tedesche a volte è chiaramente riconoscibile nel sound della musica proposta dalla formazione. 

L'album, come è facilmente immaginabile dal titolo, segue lo dodici case dello zodiaco, dando caratteristiche ben definite e riconoscibili ad ognuna di esse. I pezzi riusciti risultano moltissimi: Dopo un'intro, si passa ad "Aries: Stardust revolution", un gradevolissimo brano in pieno Power Metal di stampo classico. Ma i Trick or Treat non sono assolutamente solo Power classico e lo dimostra "Cancer: Underworld Wave", con il suo incidere aggressivo e vagamente oscuro, condito da un ritornello che riporta comunque a uno stile che ricorda i Gamma Ray. 

Come già accennato, i pezzi sono eseguiti in maniera perfetta e dal punto di vista musicale i membri del gruppo riescono a far emergere una compattezza degna di nota. Il tocco di classe in più è però innegabilmente dettato dalla agile e allo stesso tempo potente voce di Alessandro Conti, artista sempre più completo. 

La cosa divertente di questo disco, è che inconsciamente ci troviamo a "tifare" un po' per il nostro segno di appartenenze. Io ad esempio ho adorato fin da subito "Virgo: Tenbu Horin": il cavaliere più vicino a Dio viene rappresentato con un pezzo mistico e tormentato che non può lasciare indifferenti. La varietà di stili è notevole e permette di passare dalla rockeggiante e vagamente Folk "Libra: One Hundred Dragons Force" alla profonda e coinvolgente "Sagittarius: Golden Arrow". 

Il tutto, però, si conclude con un ritorno al Power classico, con la riuscita "Aquarius: Diamond Dust", che conclude un album di ottimo livello ed eccellente fattura. 

VOTO: 8/10


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