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Joe Satriani - Shapeshifting

Joe Satriani si ripresenta sul mercato discografico, giusto in tempo per darci un po' di sollievo in piena pandemia. Il chitarrista americano è un autentico Maestro del suo strumento e non ha certo bisogno di presentazioni. Tuttavia, ogni tanto fa bene ricordare quanto impressionante sia il suo lavoro: realizzare un intero album, senza l'aiuto di alcuna voce, ma semplicemente facendo cantare la propria sei corde, è una cosa a dir poco fuori dal comune.

L'album "Shapeshifting" è stato intitolato così - dichiara lo stesso Joe in diverse interviste - a causa dei numerosi stili che lo compongono. In effetti, senza ancora entrare nel dettaglio delle composizioni, le sensazioni provocare dal disco sono diversificate, una paletta di colori dall'ampiezza davvero notevole. Si può avere così in alcuni momenti un incedere un po' robotico, altre volte un approccio che punta direttamente al groove e in alcuni frangenti persino delle pennellate in stile vintage. Il tutto, però, mantenendo comunque una coerenza e senza mai dare l'impressione di saltare di palo in frasca tanto per fornire una dimostrazione di tecnica. 

Si parte così con le ambientazioni molto "cool" e sofisticate della title-track "Shapeshifting", che permettere a Satriani di sfoggiare sì una certa tecnica, ma senza perdere in morbidezza e sinuosità. Si passa poi a "Big Distortion", il cui riff iniziale ricorda vagamente alcune composizioni di Alice Cooper, andando a sottolineare la varietà di stili del disco. "All for Love" regala dal canto suo ritmiche più lente, che permettono alla chitarra del musicista di danzare sopra un tappeto malinconico: spettacolo puro. 

Il lavoro è ovviamente confezionato a regola d'arte, con un mix di suoni iper professionale e patinato, studiato per valorizzare ancora di più l'operato dei musicisti. Sì, dei musicisti, perché non va dimenticato l'immenso lavoro fatto da chi Satriani lo accompagna, grandi talenti al servizio di un Maestro, come Chris Chaney al basso e Kenny Aronoff alla batteria. 

Satriani ci regala anche sonorità tipicamente americane, fra il country ed il blues, ad esempio nel riuscitissimo e divertente pezzo "Perfect Dust". Personalmente, il mio lato preferito del chitarrista è però quello esibito quando unisce tecnica e attitudine rock'n'roll, in un connubio esplosivo che ricorda i fasti di "Surfin with the Alien": è il caso della trascinante "Nineteen Eighty", scelta anche come singolo di presentazione del disco. Magnifica anche la polverosa e coinvolgente "Spirits, Ghosts and Outlaws".

Insomma, il disco in poco più di 45 minuti riesce nell'impresa di condensare moltissimi stili, il tutto però senza mai perdere una propria identità assolutamente riconoscibile. Una specie di piccolo miracolo, o forse normale amministrazione se si è un Maestro della chitarra. 

VOTO: 8,5/10

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