Ed eccoli tornati! Dopo cinque anni di attesa e dopo uno scoppiettante tour "d'introduzione", i Within Temptation presentano al mondo il loro settimo album in studio, intitolato "Resist". L'attesa si era ormai fatta insopportabile per i fan del gruppo, anche perché la pubblicazione del lavoro, avvenuta a inizio febbraio, era inizialmente prevista per la metà dello scorso dicembre. Un ritardo a quanto pare dovuto a non meglio precisati problemi in fase di produzione.
Poco male comunque. Questo rinvio ha infatti probabilmente aiutato ad aumentare il cosiddetto "hype" e non è quindi troppo sorprendente che il disco sia risultato subito un successone a livello commerciale, con un posizionamento nelle TOP 10 delle classifiche di mezza Europa, incluso un notevole primo posto in Germania.
Passando al contenuto del disco, i problemi di produzione sembrano essere stati risolti brillantemente: il suono è infatti bello profondo e moderno, addirittura quasi troppo "bombastico" in certi passaggi. Il sound della band è a grandi linee riconoscibile, anche se gli olandesi strizzano l'occhio a inserti elettronici, in cerca di una ventata di novità e freschezza: obiettivo in gran parte centrato.
La musica dei Within Temptation grosso modo la conosciamo, non sono certo mai stati il gruppo più aggressivo del pianeta. Questo disco per certi versi, viste le dolci melodie, potrebbe quasi essere definito una sorta di pop-Metal, materiale perfetto per scalare le classifiche ma forse non per conquistare i cuori di chi è abituato a cercare alti livelli artistici e di complessità.
Il risultato è comunque in gran parte apprezzabile. Pezzi come la opener "The Reckoning", anche grazie alla particolare introduzione, non possono che rimanere stampati nel cervello fin dal primo ascolto. Lo stesso discorso vale per "Raise Your Banner", e non a caso questi due brani sono stati scelti come singoli. La voce di Sharon, da sempre marchio di fabbrica del gruppo, è ancora meravigliosa, anche se sono lontani gli anni in cui cercava con insistenza gli acuti.
Se con certe canzoni si rimane su alti livelli di qualità e intrattenimento, come nei casi della frizzante "Supernova" o della più profonda "In Vain", passando per la grintosa "Trophy Hunter", con altre si scade un po' nella banalità e forse nella noia. "Endless War" non sarebbe nemmeno brutta, ma ha un irritante retrogusto di già sentito. "Firelight" è stata invece scritta evidentemente per essere un pezzo importante, ma risulta pretenzioso e in fin dei conti poco efficace.
Tirando le somme, l'album merita sicuramente una sufficienza abbondante, ma onestamente da un gruppo munito di tali potenzialità, e visto il loro stato di forma dal vivo, mi aspettavo di più.
VOTO: 6,5/10
Poco male comunque. Questo rinvio ha infatti probabilmente aiutato ad aumentare il cosiddetto "hype" e non è quindi troppo sorprendente che il disco sia risultato subito un successone a livello commerciale, con un posizionamento nelle TOP 10 delle classifiche di mezza Europa, incluso un notevole primo posto in Germania.
Passando al contenuto del disco, i problemi di produzione sembrano essere stati risolti brillantemente: il suono è infatti bello profondo e moderno, addirittura quasi troppo "bombastico" in certi passaggi. Il sound della band è a grandi linee riconoscibile, anche se gli olandesi strizzano l'occhio a inserti elettronici, in cerca di una ventata di novità e freschezza: obiettivo in gran parte centrato.
La musica dei Within Temptation grosso modo la conosciamo, non sono certo mai stati il gruppo più aggressivo del pianeta. Questo disco per certi versi, viste le dolci melodie, potrebbe quasi essere definito una sorta di pop-Metal, materiale perfetto per scalare le classifiche ma forse non per conquistare i cuori di chi è abituato a cercare alti livelli artistici e di complessità.
Il risultato è comunque in gran parte apprezzabile. Pezzi come la opener "The Reckoning", anche grazie alla particolare introduzione, non possono che rimanere stampati nel cervello fin dal primo ascolto. Lo stesso discorso vale per "Raise Your Banner", e non a caso questi due brani sono stati scelti come singoli. La voce di Sharon, da sempre marchio di fabbrica del gruppo, è ancora meravigliosa, anche se sono lontani gli anni in cui cercava con insistenza gli acuti.
Se con certe canzoni si rimane su alti livelli di qualità e intrattenimento, come nei casi della frizzante "Supernova" o della più profonda "In Vain", passando per la grintosa "Trophy Hunter", con altre si scade un po' nella banalità e forse nella noia. "Endless War" non sarebbe nemmeno brutta, ma ha un irritante retrogusto di già sentito. "Firelight" è stata invece scritta evidentemente per essere un pezzo importante, ma risulta pretenzioso e in fin dei conti poco efficace.
Tirando le somme, l'album merita sicuramente una sufficienza abbondante, ma onestamente da un gruppo munito di tali potenzialità, e visto il loro stato di forma dal vivo, mi aspettavo di più.
VOTO: 6,5/10
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