Passa ai contenuti principali

Ace Frehley - Origins, Vol. 1


Ace Frehley è un personaggio che vanta un certo alone di mistero, con il suo glorioso passato nei Kiss a conferirgli un'immagine quasi mistica. Ora torna sul mercato, e lo fa in modo - ammettiamolo - un po' facile, con un album di cover pieno di grandi classici della musica hard rock, intitolato "Origins, Vol. 1". Non contento, si avvale della collaborazione di personaggi come Slash e Lita Ford, e fa sognare i nostalgici con un brano cantato dal Sua Maestà Paul Stanley.

La facilità dell'operazione è comunque più o meno l'unica critica che si può muovere a questo lavoro. La cosa che salta subito all'occhio, o meglio, all'orecchio, è che Ace sembra divertirsi come un matto. Ha preso alcune delle sue canzoni preferite e le ha tappezzate di assoli e parti funamboliche di chitarra. E così si parte alla grande, con la gloriosa "White Room" dei Cream. Seguono gli Stones con "Street Fighting Mang" e Jimi Hendrix, con "Spanish Castle Magic", in collaborazione con John 5. 

Il carattere festaiolo del disco è dimostrato anche dal modo di suonare viscerale di Frehley. Più che alla precisione chirurgica si punta alle emozioni, tanto che molti assoli sembrano essere stati suonati con un'attitudine molto "live" e decisamente coinvolgente. 

È poi il tempo della chicca dell'album: "Fire and Water" dei Free, eseguita con Paul Stanley alla voce. Risentire - e rivedere nel video - questa accoppiata farà emozionare non pochi fan dei Kiss, e non a caso il pezzo è stato scelto come singolo. Sempre rimanendo in tema Kiss, nel disco sono presenti anche "Parasite", "Cold Gin" e "Rock and Roll Hell". Il tutto è forse un po' ruffiano, ma l'effetto è decisamente garantito. 

Molto ben riuscita anche "Wild Thing" dei The Troggs, suonata con Lita Ford, e "Emerald", con l'apparizione di Slash. Insomma, "Origins, Vol. 1" non sarà originalissimo, ma è scoppiettante dall'inizio alla fine, ed è consigliatissimo a chiunque abbia voglia di sano rock vecchia scuola. 

VOTO: 7/10 



Commenti

Post popolari in questo blog

Accept - Too Mean to Die

Ammettiamolo, il 2021 è iniziato in maniera piuttosto sonnolenta per quel che riguarda le uscite discografiche di qualità e gennaio è passato senza scossoni degni di nota, almeno per quel che riguarda i gusti del sottoscritto. Proprio verso la fine del primo mese dell'anno, ecco però spuntare come un raggio di sole in una giornata grigia i tedeschi Accept, con il loro Heavy Metal vecchia scuola.  Quando vedo il loro nome apparire nei nuovi album previsti, ho sempre il sorriso sulle labbra. In fin dei conti quante volte capita ancora di trovare una band che suona vero Metal incontaminato, con tutte le caratteristiche storiche che si associano a questo genere? Poche, sempre di meno in realtà. E quante volte capita di sentire un nuovo disco che oltre a essere come appena descritto, risulta anche pesante e quadrato, quasi militaresco, come solo la musica teutonica può essere? Non molto spesso. Proprio per questo amo gli Accept, con il loro stile inconfondibile e coerente.  Certo, ...

Rammstein - Rammstein

Quando si creano aspettative enormi per un album la situazione diventa pericolosa. Per fare felici i fan è infatti necessario realizzare un autentico capolavoro, altrimenti in molti rimarrebbero delusi. La cosa è ancora più vera se sono passati ormai dieci anni dall’ultimo disco pubblicato.  Questa è esattamente la situazione in cui si sono trovati i Rammstein, che a una decade di distanza da “Liebe ist für alle da” si ripresentano prepotentemente sul mercato, con un avvicinamento alla data di pubblicazione dell'album - senza nome, spesso chiamato semplicemente "Rammstein" - giocato d’astuzia e che ha creato un “hype” che non si vedeva da tempo nel mondo del Metal.  Il singolo “Deutschland”, con il suo video epico dalla qualità hollywoodiana, ha da subito fatto sperare in un album maestoso e granitico, come solo la band tedesca è in grado di fare. In questa canzone la voce di Till Lindemann, che risuona minacciosa ripercorrendo la storia della Germania, non...

Blind Guardian - At The Edge Of Time

Qualità e non quantità, questo da moltissimo tempo è il motto dei Blind Guardian, che nemmeno questa volta si sono smentiti, lasciando i loro fans in trepidante attesa per quattro lunghi anni. Una strategia che sicuramente lascia ai bardi di Krefeld tutto il tempo necessario per comporre nuove epiche ed intricate canzoni, ma che allo stesso tempo fa crescere le attese per ogni album fino all’inverosimile. Hansi e compagni non hanno però certo paura di questi presupposti, ed in effetti il nuovo cd “At The Edge Of Time” parte subito mettendo le cose in chiaro: le attese saranno soddisfate a pieno. L’opener “Sacred Worlds” è una pura dimostrazione di classe della durata di oltre 9 minuti: ritmi non eccessivamente veloci ma una maestosità ed un’eleganza da far venire la pelle d’oca. Il tutto, tanto per non farsi mancare niente, accompagnato dai disegni melodici dell’Orchestra sinfonica di Praga. A mio modesto parere uno dei migliori brani mai scritti dalla band. Con “Tanelorn (Into The Vo...