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Kiss - Monster

I nostalgici come me, che ancora si recano nei negozi per comprare i cd, troveranno una scritta che campeggia sulla copertina del nuovo lavoro dei Kiss, qualcosa tipo: "niente ballate, niente filler, solo puro Rock'N'Roll". Ebbene, forse per la prima volta nella storia dell'umanità, uno slogan pubblicitario dice anche il vero.
Certo, se siete amanti della musica innovativa e sperimentale, non comprate questo disco, perché i truccatissimi americani suonano lo stesso genere dal lontano 1973, e non hanno alcuna intenzione di cambiare strada. Ma tenere sempre bene in mente una cosa, anche se questi quattro newyorkesi stanno attentissimi all'immagine, ai soldi e vendono gadget di qualunque genere (dalle bare a Hello Kitty truccata come loro...), quando prendono in mano gli strumenti la concorrenza deve cominciare a tremare.
La cosa veramente sorprendente, è che nonostante i quasi 40 anni di Rock, la loro musica riesca ancora a suonare fresca e coinvolgente. Questo discorso vale ancora di più in questo ultimo album, intitolato "Monster", che - a detta della stessa band in svariate interviste - cerca di pescare dalle sonorità più dure del repertorio, tentando allo stesso tempo di ricreare l'atmosfera magica dei loro primi album. L'operazione, per la gioia dell'ascoltatore, è riuscita. I pezzi sono aggressivi e scritti quasi tutti col piede sull'acceleratore e, dopo svariati ascolti, posso tranquillamente affermare che non ci sono brani brutti o messi li tanto per fare numero.
Il cd parte con il singolo "Hell or Halleluja", un roboante pezzo dal riff vincente. Da subito si capisce come il lavoro, tanto per cambiare, sia curato nei dettagli, con una produzione di grande qualità ma non eccessivamente "pompata", forse appunto nel tentativo di ricreare sonorità legate al passato.  Poi si continua con una serie di brani coinvolgenti, intitolati "Wall of Sound", "Freak" e una delle mie preferite, ovvero "Back to the Stone Age".
Oltre alle prove perfette di ogni componente del gruppo, va sottolineata la voce da 20enne di Paul Stanley, probabilmente la prova dei poteri sovrannaturali (per la precisione, demoniaci) del bassista e leader carismatico Gene "The Demon" Simmons.
Tutti i brani meritano una citazione, ma visto che la cosa diventerebbe troppo lunga a noiosa, mi limito a citare quelli che in assoluto mi hanno colpito di più: la malefica "The Devil is me", ovviamente composta da Simmons, la ritmata "Shout Mercy" e il grintoso brano finale "Last Chance".
Se proprio si vuole trovare un difetto, si può parlare dei testi piuttosto banali, che a volte sono addirittura da latte alle ginocchia, con frasi come "Yeah, give me a kiss, I'll bite your lip", già sentite migliaia di volte. Il tutto, mi sembra comunque perfettamente in tema con il genere proposto, e non rovina sicuramente la godibilità dei brani.

VOTO: 8,5/10



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