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Accept - Too Mean to Die

Ammettiamolo, il 2021 è iniziato in maniera piuttosto sonnolenta per quel che riguarda le uscite discografiche di qualità e gennaio è passato senza scossoni degni di nota, almeno per quel che riguarda i gusti del sottoscritto. Proprio verso la fine del primo mese dell'anno, ecco però spuntare come un raggio di sole in una giornata grigia i tedeschi Accept, con il loro Heavy Metal vecchia scuola.  Quando vedo il loro nome apparire nei nuovi album previsti, ho sempre il sorriso sulle labbra. In fin dei conti quante volte capita ancora di trovare una band che suona vero Metal incontaminato, con tutte le caratteristiche storiche che si associano a questo genere? Poche, sempre di meno in realtà. E quante volte capita di sentire un nuovo disco che oltre a essere come appena descritto, risulta anche pesante e quadrato, quasi militaresco, come solo la musica teutonica può essere? Non molto spesso. Proprio per questo amo gli Accept, con il loro stile inconfondibile e coerente.  Certo, come
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Phil Campbell and the Bastard Sons - We’re the Bastards

I Bastard Sons mi sono simpatici. Sarà perché sono gli eredi legittimi e diretti dei Motörhead, e quindi del Rock'n'Roll, sarà perché sono la famiglia allargata del leggendario Phil Campbell, o semplicemente perché hanno dei buffi faccioni da gallesi. Fatto sta che già dell'album d'esordio avevo parlato piuttosto bene proprio su queste pagine.  Il secondo album però, anche quando si ha un capitano di lungo corso come l'esperto chitarrista, è sempre delicato, un rischio dopo gli esordi che tendono ad essere fondamentalmente adrenalinici per ogni gruppo con un minimo di capacità. Ebbene, sono felice di dire che questo delicato passaggio è stato superato brillantemente. Anzi, dirò di più: se nel primo lavoro si poteva pensare a un semplice prolungamento dei Motörhead senza la semi-divinità Lemmy, ora - passo dopo passo - si cominciano a vedere quelle che sono le caratteristiche peculiari della band.  Le prime note vanno sul sicuro, con la title-track "We're th

AC/DC - PWR/UP

Come si fa a scrivere la recensione di un album degli AC/DC, autentiche divinità della musica Rock? Si tratta sicuramente di un compito arduo, anche perché sul loro stile musicale si è già detto tutto: gli australiani non sono degli innovatori, ma portano avanti con fierezza e coerenza il loro Hard Rock pieno di energia ed entusiasmo. Come fare quindi a commentare un loro disco? Beh, ci si può affidare solamente alle emozioni, che sono poi l'elemento su cui si basa la band. Come non notare, quindi, che alla loro ormai avanzata età gli AC/DC tornino a farsi vivi proprio in questo nefasto 2020? Quasi a voler essere il vero vaccino per combattere la grigia situazione nella quale ci troviamo, quasi a voler abbattere il virus a suon di colpi di chitarra, facendo riverberare elettrici accordi per tutto il globo. "Power Up" è un disco riuscito, che come spesso accade per i dinosauri del Rock che popolano questo pianeta stupisce per la freschezza e la voglia di suonare che traspi

Ace Frehley - Origins Vol. 2

Ace Frehley, come si fa a non volergli bene? Forse la più ribelle figura che sia passata dalla grande armata dei Kiss, un chitarrista spettacolare e divertente che, quando è in forma, riesce sempre a dare una marcia in più ai pezzi che esegue. Proprio per questo, nelle sue mani, un disco fatto di sole cover - solitamente operazione dubbia - risulta assolutamente sensata. Ed è sempre per questo che il primo volume di "Origins" ha avuto un tale successo, ed è ora replicato da un secondo capitolo.  La set list è ovviamente un elenco di grandi classici, tutti pezzi che in qualche modo hanno ispirato il nostro eroe delle sei corde. E così Ace si lancia subito con i Led Zeppelin, eseguendo una gran versione di "Good Times Bad Times". Nel corso del disco la chitarra inserisce venature Rock anche dove nelle versioni originali non c'erano, mentre la voce dà quel suo classico tocco vagamente ipnotico, che rende il musicista riconoscibile anche a chilometri di distanza.  A

Metallica - S&M2

Era il 1999 quando il mondo, non senza stupore, ha scoperto che la musica dei rumorosi Metallica si posa perfettamente con le dolci note create da un'orchestra sinfonica, per la precisione quella di San Francisco, casa dei Four Horsemen. Perché quindi non riprovarci? Perché non regalare nuovamente una serata magica (anzi, due) ai propri fan, sempre nella bella città californiana, magari ri-arrangiando qualche nuova canzone che alla fine dello scorso millennio non era ancora stata composta?  Detto fatto, i Metallica si ripresentano insieme a violini, fiati e quant'altro, anche se il direttore d'orchestra è cambiato: Michael Kamen - scomparso nel 2003 e autore anche di gran parte degli arrangiamenti - viene sostituito da Edwin Outwater. Siccome la band non ha l'abitudine di fare le cose in piccolo, l'evento diventa anche l'inaugurazione ufficiale del nuovo Chase Center, arena da oltre 18'000 posti dedicata in particolare al basket e alla squadra dei Golden Sta

UDO - We Are One

I personaggi mitici all'interno della scena musicale di solito raggiungono tale status per ragioni ben precise: alcuni per la loro coerenza stilistica, altri per la loro originalità. Proprio per questo l'ultima opera del leggendario Udo Dirkschneider rappresenta una vera e propria sorpresa: quando tutti si aspettavano il solito granitico album Metal senza alcun fronzolo, ecco che il cantante dall'ugola gracchiante si presenza in compagnia del Musikkorps Der Bundeswehr, ovvero l'orchestra dell'esercito tedesco. Ora, non so voi, ma io faccio davvero fatica ad immaginarmi qualcosa di più teutonicamente esaltante di Udo che si scatena in un album Metal accompagnato da una banda militare, praticamente il solo pensiero è da pelle d'oca. E, difatti, questo bellicoso connubio funziona alla grande: le parti orchestrali mettono le ali alle composizioni del vocalist, le rendono in qualche modo più facili da ascoltare, senza tuttavia farle divenire eccessivamente melodiche.

Trick or Treat - The Legend Of The XII Saints

Come avrete notato, in questo strano periodo caratterizzato dal coronavirus, anche il blog si è preso una piccola pausa, visto pure un mondo discografico decisamente rallentato a causa della situazione. Per riprendere un po' l'attività, ho deciso di commentare un album uscito un paio di mesi fa e che trovo particolarmente meritevole: "The Legend Of The XII Saints" degli italiani Trick or Treat.  Diciamolo subito: un lavoro del genere non può che risultare esaltante. Era infatti sogno di qualunque metallaro della mia generazione ascoltare un disco Metal ispirato dall'epica saga dei Cavalieri dello Zodiaco, una storia che ha accompagnato la nostra infanzia (e non solo) facendoci sognare di battaglie e scontri fantastici. Se tutto questo, poi, è anche suonato molto bene e con una produzione iper professionale, non possiamo che essere doppiamente felici!  Sono ormai lontanissimi i tempi in cui il gruppo modenese era una semplice cover band degli Helloween, la loro