L'eccessiva tecnologia ci annulla come esseri umani? Dobbiamo abbracciare il progresso informatico e automatizzato fino a perdere le nostre peculiarità? Fino a dove possiamo spingerci? Qual è il limite che non possiamo superare? Sono queste le domande che sembrano emergere dal nuovo album dei Dream Theater, intitolato "Distance over Time". Quesiti che compaiono come un dubbio amletico fin dalla copertina, anche se in questo caso parliamo di un Amleto futuristico e robotico. Ci troviamo quindi anche di fronte ad un disco freddo e distaccato? Tutt'altro. Ma partiamo da una piccola confessione: non sono mai stato un grande fan del quintetto statunitense. Certo, ho sempre ammirato lo spessore tecnico di ogni singolo componente, senza dubbio mostruoso, ma non mi sono mai veramente appassionato alla loro musica. Il motivo principale è l'assenza di groove in gran parte delle loro composizioni, fatto sicuramente non anomalo in una band progressive, ma semplicemente una ...
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